“So venuta a ricordatte che te sei mia, non te lo scordà”
È questa la frase del telefilm “Romanzo criminale” che ha scandalizzato e affascinato gli spettatori italiani. Ci sono donne che apprezzano questo tipo di possessione esagerata e malata, altre che invece la rifiutano e ne sono disgustate.
Nel primo caso, si crea con il proprio “partner” un rapporto di terrore e di piacere derivante da questa gelosia morbosa, da questa voglia di possedere l’altra persona, mentalmente, fisicamente e sessualmente.
Innalzare un comportamento del genere equivale ad elogiare una sindrome culturale completamente sbagliata.
Questa è una patologia mentale che, nel XXI secolo, sarebbe solo da eliminare definitivamente.
Il punto principale è che io, in quanto essere pensante e indipendente, sono mia e mia soltanto. In quanto donna non appartengo a nessun altro, e nessuno ha il diritto di poter decidere su cosa fare, su cosa dire o su cosa indossare: perché mio il corpo e mia è la decisone.
Amare vuol dire lasciare spazio al proprio compagno di essere ciò che vuole e di riconoscerlo come essere che ha una propria individualità e una personalità specifica. Quando l’amore diventa patologico, tutte queste ideologie si distruggono, ed il diritto umano alla libertà viene violato. Non c’è alcuna forma di rispetto per la persona che si dice di amare.
Ognuno di noi possiede il diritto di parola e di espressione, e non c’è dunque motivo per creare un dislivello fra la libertà maschile e quella femminile.
“Io sono tua e tu sei mio”, rappresenta un’espressione disagiata che spesso si sente pronunciare dalle coppie moderne, non capendo che questa frase non rappresenta le fondamenta di una relazione sana e serena, ma piuttosto di un rapporto morboso.
La donna si sente terrorizzata, ed ha paura di dire cose che possano essere fraintese dal partner, ma anche di intraprendere una carriera lavorativa che il proprio uomo non accetta. La gelosia e la preclusione di eventi mondani, come una serata fra colleghe, oppure un pomeriggio al mare con le amiche, fa si che la donna si senta rinchiusa in una gabbia da cui può uscire solo se accetta di diventare di proprietà esclusiva dell’uomo che ha affianco.
La mente delle donne è unica, con le sue particolarità, pensieri e complessi, e non dovrebbe omologarsi per timore.
Donne, decidete sui vostri corpi, sulla vostra vita, sulle vostre voglie, e non permettete mai a nessuno di farlo per conto vostro; se un uomo vi impone scelte o strade da percorrere nella vostra vita, forse non è l’uomo giusto, e non lo sarà mai per nessuna.
Noi apparteniamo a noi stesse, e bisogna lottare per eliminare un modo di pensare e una ‘tradizione’ antiquata e poco rispettosa nei confronti dei diritti femminili.
Donne: “Non apparteniamo a nessuno!”