Di Giordano Tabbì

Con i se e con in ma la storia non si fa. Eallora cosa fare? In questi casi nel calcio paga sempre l’allenatore, ma il caso della Roma ora si trasforma in un caso particolare perché paga anche il direttore sportivo di questa società. Monchi ha fallito nel sostituire Sabatini e si ritira dai giochi nel momento più difficile della stagione. L’esonero di Di Francesco e la risoluzione contrattuale di Monchi sono la fine di un progetto che non è riuscito mai a decollare. Ora la Roma ha bisogno di stabilire ordine, sia in società che sul campo e le scelte di Massara come nuovo d.s. e di Ranieri come nuovo allenatore non potevano essere più razionali, almeno fino a fine stagione. Ranieri conosce l’ambiente ed ha esperienza da vendere e cercherà di far rivenire fame di vittorie alla Roma. Vedremo se sir. Claudio riuscirà ad agguantare quella qualificazione in Champions League che al momento è distante solo 3 punti dall’Inter, quarta in classifica.

Sarebbe troppo semplice, ma veramente troppo semplice attaccarsi all’errore del Var e dell’arbitro. Il rigore c’era ed era netto, ed è giusto protestare perché in quel momento è stato uno scippo clamoroso. La Roma esce dallo Estádio do Dragão di Porto con le ossa rotte ed in maniera abbastanza rocambolesca e vede così scivolare via l’ultima competizione che la poteva ancora vedere protagonista, la Champions League.

Di Francesco presenta un 3-4-3 molto particolare, un modulo già usato dal tecnico in passato (ad esempio nel 3-0 contro il Barcellona), ma che se nella scorsa stagione ha migliorato complessivamente la squadra nel tenere il campo, in questa sembra fare molta più fatica. L’allenatore ha preparato una partita difensiva e la Roma non ha neanche interpretato troppo male le sue indicazioni durante la gara, ma è evidente come vi sia nei calciatori una confusione tattica non irrilevante. A questo vanno aggiunti errori individuali gravissimi e dettati solo da una scarsa concentrazione, come quello di Manolas sul primo gol del Porto, quello di tutto il reparto difensivo sul secondo gol ed infine quello di Florenzi, che con il suo ennesimo errore ingenuo di questa stagione conferma il suo stato delle ultime partite, nelle quali sta dimostrando tutti i suoi limiti mentali, fisici e tecnici che questo ragazzo ha, soprattutto quando viene schierato come terzino, che ormai è palese sia un ruolo non suo.

A tutto questo va sommata una preparazione fisica non adeguata. Tre giocatori non sono riusciti a terminare la gara per problemi muscolari (De rossi, Pellegrini e Marcano), costringendo l’allenatore a dei cambi forzati ed ovviamente a rivisitazioni tattiche. Oltre questi tre bisogna ricordare anche che Schick, Karsdorp e Perotti sono appena rientrati da degli infortuni e che Pastore ed Under sono ormai indisponibili da mesi. Questo non può essere segno se non di una scarsissima preparazione atletica o di una mancanza di tensione negli allenamenti quotidiani. Con il Porto è stata impressionante la differenza di passo tra le due squadre, atleticamente i portoghesi avevano una marcia in più.

La Roma in una settimana disastrosa perde tutto, qualificazione e derby. La stracittadina non valeva solo 3 punti ma doveva essere una rampa di lancio fondamentale per lo sprint finale in campionato verso i primi 4 posti e per il ritorno contro il Porto, invece ha spezzato le gambe alla stagione della Roma. La cosa che fa più rabbia è che a questa squadra manca equilibrio e manca fame. Perso De rossi la squadra perde la sua colonna più importante ma non solo a livello tecnico tattico, ma proprio a livello mentale, questa Roma non può fare a meno del suo carisma. Gli altri calciatori considerati colonne di questa squadra non incidono, come Dzeko, oramai giocatore irriconoscibile, che invece di scaraventare con rabbia la palla in rete, spreca clamorosamente due match point che avrebbero cambiato la storia della partita e che forse avrebbero salvato Di Francesco da un destino già segnato.

 

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