di Chiara Rivieccio
Now seat back, relax and enjoy the flight.
Non c’è volo che non inizi con questa frase pronunciata dagli assistenti di volo ai passeggeri subito dopo aver chiuso le porte. Ma se potessimo entrare in cabina di pilotaggio e leggere nel pensiero dei piloti, loro pensano esattamente la stessa cosa.
Già, perchè una volta chiusa la porta della cabina di pilotaggio, è come se si chiudessero fuori anche tutti i problemi e la pressione della preparazione a terra e finalmente per il pilota arriva il momento di andare in volo e godersi i momenti più belli del suo lavoro.
Non sarà proprio relax forse, ma la sensazione di un’alba o di un tramonto visti da 37000 piedi è qualcosa che fa bene all’anima e rilassa la mente, nonostante la concentrazione e la responsabilità.
Si mettono in moto i motori, un suono familiare che segna l’inizio di una nuova avventura, si effettuano gli ultimi controlli e ci si dirige verso la pista di decollo. Ed è lì che staccando l’ombra da terra, il pilota finalmente torna a far parte del suo ambiente. In fondo ogni volta che decolla, è come se tornasse un po’ a casa. Un saluto alla torre di controllo prima di contattare le partenze e via via tutti i controllori che seguiranno il nostro volo per tutta la rotta fino a destinazione. A parte il collega che abbiamo seduto accanto, sono le uniche persone con cui il pilota parla durante tutto il volo. Un rapporto particolare, creato con persone di cui sentiamo solo la voce e che non conosciamo, ma molto empatico, perchè in fondo sono loro a garantire la nostra sicurezza separandoci dagli altri aerei e dagli ostacoli a terra. Una sorta di angelo custode senza volto, con cui spesso ci accorgiamo di condividere la difficoltà di un lavoro su turni, senza orari e senza feste passate in famiglia, quando a volte il giorno di Natale proprio con loro ti scambi quell’augurio che ti scalda il cuore e ti fa sentire un po’ meno solo.
Perchè in fondo, nonostante i luoghi comuni e i film che negli anni hanno contribuito a costruire quell’immagine un po’ “mitologica” che lo raffigura sempre circondato da tante persone sempre in giro per il mondo, la realtà del pilota è che è spesso solo.
E’ solo a bordo a confrontarsi con le sue responsabilità e i suoi doveri, è solo quando si ritrova in qualche parte del mondo, magari bellissima, ma lontano dalla famiglia e dagli affetti. O quando il giorno di un avvenimento importante o di una festività non ha modo di essere accanto ai suoi cari se non con una telefonata.
Ma nonostante questo, dopo qualche giorno a casa di riposo, il pilota comincia a sentire la mancanza del volo, del suo ambiente, di quella “casa” dove deve sempre ritornare per essere felice.
Perchè come scrisse Leonardo Da Vinci “una volta che avrete imparato a volare, vivrete con lo sguardo rivolto al cielo, perchè là siete stati, e là vorrete tornare”.