Di Gabriele Dominici.

Nel progetto educativo di ogni genitore, lo sport rappresenta uno strumento importante per la crescita fisica e mentale dei ragazzi, ma soprattutto la scelta dello sport di squadra diventa importante anche per la formazione del loro carattere; in questo il calcio gioca un ruolo determinante per il suo carattere popolare, tanto che in ogni quartiere, soprattutto in periferia, è facile trovare società che offrono la possibilità di praticare il calcio a tutti quelli che ne fanno richiesta, anche attraverso agevolazioni per chi ha difficoltà.

Gruppi di ragazzini e ragazzine, che hanno in comune la grande passione per il calcio, si ritrovano a far parte di un gruppo, unito per un obiettivo comune, con il quale condividere emozioni forti, come la gioia per una vittoria o la delusione per una sconfitta, in uno spazio comune dove esistono delle regole ben precise da rispettare, guidati da istruttori che hanno il duplice ruolo di allenatori , ma soprattutto di educatori, per assecondare la loro naturale inclinazione al gioco e permettere ad ognuno di loro di esprimersi al meglio, aiutando i ragazzi a sentirsi liberi di fare con la palla quello che vogliono ed esternare in questo modo la loro creatività.

Poi arriva la domenica e la partita di un campionato dove non ci sono scudetti né retrocessioni, ma dove la giusta rivalità e una sana competizione diventano i protagonisti, i ragazzini si esaltano, e purtroppo anche alcuni genitori, e così ti trovi spettatore di scenette simpatiche e talvolta divertenti come il piccolo campione che dopo un gol esulta come il suo idolo preferito o del pianto di quello che invece ha sbagliato un rigore, che il Mister, come lo chiamano i piccoli giocatori, deve consolare come un papà fa con il proprio figlio.

E’ innegabile che già da questa età il ragazzino talentuoso emerge per il suo modo naturale di giocare con la palla ed è proprio in questo momento che inizia il lavoro più difficile per l’educatore che deve gestire il talento ed aiutare il ragazzo a formare il proprio carattere che sarà determinante per la sua crescita come uomo e come calciatore.

Se tutto questo è vero per la scuola calcio, crescendo molte cose cambiano e la parte ludica ed educativa del calcio lascia il posto ad una vera e propria competizione, perché non cambiano solo le aspettative dei giocatori, ma anche le esigenze degli allenatori e, soprattutto, delle società, poiché cominciano ad intervenire interessi economici legati alle prestazioni dei giocatori.

Per questo bisogna salvaguardare Il calcio dei bambini, perché è lì che inizia la formazione delle future generazioni, nel campo e nella vita. E, soprattutto, quando il gioco diventa vera competizione, è lì che si deve intervenire, accompagnando i piccoli giocatori nel loro percorso di crescita fisico e professionale e sperando, anche quando saranno dei veri campioni, di trovare sempre nei loro occhi e nel loro animo quella genuina passione di giocare al pallone.

 

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