di Chiara Rivieccio
Traditi da chi doveva proteggerli dal mondo esterno. Abusati da coloro di cui si fidavano. I bambini vittima di pedofilia da parte di uomini di chiesa vengono, di fatto, traditi due volte.
Perchè oltre alla brutale violenza fisica che si porteranno dietro per tutta la vita, c’è quella violenza morale e psicologica di essere traditi da chi si dovrebbe prendere cura di loro e della loro anima.
Queste violenze si consumano nelle chiese, nelle scuole, nei campi estivi, luoghi che per i bambini dovrebbero essere solamente di ritrovo e spensieratezza. E dove i genitori si sentono tranquilli di aver affidato i loro figli a preti o sacerdoti che si prendano cura di loro in un luogo sicuro.
Per non parlare di quei casi in cui sono i bambini stessi, spesso vittime di contesti familiari difficili e problematici, a rivolgersi alla chiesa per cercare un po’ di conforto. Quel prete amico con cui parlare, confidarsi, cercare sollievo da una situazione familiare piena di problemi che spesso sfociano anche in violenze domestiche. Una volta conquistata la fiducia di questi bambini, non esiste preda più facile di qualcuno che cerca rifugio dal mondo esterno.
Ed è proprio l’innocenza e la fragilità dei bambini che rende questi crimini ancora più deprecabili. Quest’innocenza e fiducia nel prossimo che nessuno potrà mai restituire loro.
Così come nessuno potrà togliere il senso di colpa dal cuore delle famiglie di queste vittime. Come può sentirsi una mamma dopo aver spinto il figlio, magari un po’ controvoglia, a frequentare il corso di catechismo o l’oratorio, salvo poi scoprire che proprio quel prete a cui lo aveva affidato aveva abusato di lui?
Quella mamma che pensava di proteggerlo dal mondo esterno facendogli trascorrere del tempo in un ambiente sano e dove potesse apprendere dei valori importanti per la sua crescita.
L’atteggiamento della Chiesa nei confronti di questo fenomeno sta finalmente cambiando e le condanne stanno diventando qualcosa di reale. Magra consolazione? Forse sì, ma almeno non si tratta più di un tabù, di qualcosa di cui non si poteva parlare e che portava spesso le vittime a “vergognarsi” dell’accaduto e ad incolparsi di aver in qualche modo provocato l’autore della violenza. Ora è un argomento attuale, tristemente quasi all’ordine del giorno, di cui la Chiesa e le istituzioni stanno prendendo atto. Dopo secoli di insabbiamenti, finalmente si chiede ai risponsabili di assumersi le loro responsabilità e di pagare per il male procurato. Con la speranza che i preti pedofili non si sentano più intoccabili e al di sopra della legge, e che le vittime possano trovare un po’ di pace almeno nella giustizia.
Anche se non esiste condanna o pena che possano ripagare un bambino a cui è stata rubata l’infanzia e l’innocenza.