di Giorgia Di Stefano.
Scultura: un capitolo tutto dedicato al marmo, a quanto il marmo possa comunicare seduzione, quanto la fredda pietra sia in grado di farci innamorare.
A km 0: “Apollo e Dafne” di Gian Lorenzo Bernini
Realizzato tra il 1622 e il 1625 dall’artista napoletano, “Apollo e Dafne” è un gruppo scultoreo che rappresenta il momento conclusivo del meraviglioso mito che vede come protagonisti il dio di tutte e le arti e la bellissima ninfa Dafne. Si trova nella Galleria Borghese a Roma. Apollo si innamorò follemente della fanciulla a causa di Eros, il dio dell’amore, tanto da iniziare a corteggiarla, anche Dafne però venne colpita da una freccia, la quale aveva il potere di renderla insensibile all’amore. Il dio, ormai dedicato interamente a lei, iniziò a cercarla e quando la vide cercò di conquistarla, la ragazza però non corrispondeva l’amore di Apollo e cercò in tutti i modi di allontanarlo. Apollo allora iniziò a rincorrerla e la povera ninfa, ormai stremata, chiese aiuto alla madre Gea e al padre Peneo, il dio fluviale, i quali la trasformarono in una pianta d’alloro. Nella scultura possiamo ritrovare il momento esatto in cui la fanciulla inizia la sua metamorfosi, soprattutto nelle mani e nei capelli che diventano piccole foglioline di alloro e nei piedi che diventano corteccia.
Tutto questo grazie all’abilissima mano di Bernini, il quale riesce a far sembrare giovane e sensuale il corpo di una ragazza realizzata con la pietra.
A spasso per l’Italia: “David” di Michelangelo
Questa affascinante scultura di più di 5 metri è stata realizzata tra il 1501 e il 1504 da Michelangelo Buonarroti ed è conservata nella Galleria dell’Accademia a Firenze. Sono molti gli aspetti che hanno fatto in modo che tale opera diventasse il simbolo della perfezione del copro maschile, basti pensare allo sguardo fiero, alle spalle larghe e ai muscoli in evidenza al punto giusto. Se guardiamo attentamente però possiamo notare che ci sono un paio di difetti, naturalmente inseriti volontariamente dall’artista, Michelangelo infatti non avrebbe mai commesso degli “errori” simili a causa di una distrazione. Tali difetti sono la testa e le mani che hanno delle dimensioni troppo grandi rispetto alle proporzioni del resto del corpo. Queste “sviste” hanno un ruolo ben preciso: evidenziare la capacità e la superiorità mentale dell’essere umano la quale si mostra attraverso le sue abilità manuale. L’idea nasce nella testa e si rende visibile attraverso le mani. Non si tratta quindi di una seduzione puramente fisica, bensì di un tipo di sensualità che nasce dalla perfetta unione di estetica mente.
Per i viaggiatori: la “Venere di Milo” di Alessandro d’Antiochia
Tra le innumerevoli statue di Venere realizzate nei secoli, questa, che arriva direttamente dal mondo greco, è una delle rappresentazioni più note. La data di realizzazione è situata intorno al 130 a.C. e l’opera, realizzata da Alessandro di Antiochia, si trova al Louvre di Parigi. Si presume che il braccio destro fosse poggiato sulla coscia per tenere su il drappo che le copre il bacino e le gambe e che il braccio sinistro tenesse una mela, regalatale da Paride. Nonostante l’attuale assenza degli arti inferiori, andati perduti, rimane il massimo esempio di perfezione femminile in quanto quelli che nella nostra società potrebbero essere da alcuni considerati dei difetti, nell’Antica Grecia erano dei pregi, tanto da rappresentare la dea della bellezza con determinate caratteristiche. Possiamo pensare al seno piccolo e alle fossette di Venere dietro la schiena (non a caso hanno il suo nome). L’opera mostra, in ogni suo aspetto, l’estrema sensualità della dea, raffigurata in modo molto semplice e delicato.
A presto con la prossima puntata di questo viaggio nell’arte!