Di Fabio Panfili.
Passato in Camera dei deputati, ora aspetta di approdare al Senato per diventare legge il ddl approvato sia dall’ala destra che sinistra della Camera che prevede il ritorno di una “mini naja”. Una volta diventata legge, i ragazzi e ragazze dai 18 ai 22 anni potranno decidere spontaneamente se prestare servizio all’interno di uno dei settori delle nostre forze armate. Con l’obiettivo, specifica il disegno di legge, di “offrire alle giovani generazioni l’opportunità di conoscere direttamente, attraverso un periodo di permanenza di almeno sei mesi nelle Forze armate, i valori, la disciplina, la storia e la specificità dell’ordinamento militare” e un ulteriore opportunità di facilitare il futuro iter di ricerca di un lavoro, una volta aver prestato servizio.
Subito decine di comitati ed organizzazioni studentesche si sono schierate su di un netto “no” nei confronti di questa prospettiva che proiettata nel futuro genererebbe solamente studenti, soprattutto universitari, incapaci di far fronte alla mole del loro carico di studio.Molto probabilmente molti universitari potrebbero essere spinti anche ad accettare queste condizioni in cambio di alcuni crediti formativi, a discrezione delle varie Università. Il disegno di legge non comprende nessun tipo di retribuzione pecuniaria, non contando chiaramente vitto e alloggio e una “piccola” mancia da spendere giornalmente per esigenze personali. E’ indubbio che ad una persona già interessata al mondo militare potrebbero molto interessare i progetti che si possono svolgere, secondo il disegno di legge, durante il periodo di volontariato: come ad esempio, in ambito di sicurezza cibernetica, simulazioni di possibili attacchi cibernetici col fine “di studiare l’architettura istituzionale preposta alla protezione cibernetica”. O ancora, al completamento dell’attività di studio, che deve essere svolta nell’arco del periodo in uniforme, sono previsti viaggi di studio presso diverse città europee cosicché i giovani-soldati possano apprendere le svariate realtà culturali ma soprattutto economiche del paese in questione, quindi sistema produttivo e comparto industriale in sommi capi.