Caterina Papa. Chi dice che bisogna andare al cimitero per andare a trovare i propri cari? Io vado al supermercato, al cinema, sul camper, al lago. Certamente non posso portare i fiori, ma a mio padre comunque non piacevano e quando glieli porto è solo per me, per questa maledetta consuetudine e apparenza esteriore. Perché si sa, i fiori abbelliscono una lapide. Ma nulla più.
Il camper infatti questa volta mi ha portato a Bolsena che oltre al lago, ha un borgo incantevole che non avrei mai immaginato. Io eloro: la mia famiglia, sempre con me, ci siamo incamminati nelle viuzze del borgo tutte in salita e un po’ faticose lo ammetto, ma ne è valsa la pena. Sulla sommità si erge il castello di Bolsena: una rocca bellissima all’interno della quale ora troviamo il museo di resti di epoca etrusca e romana e un piccolo acquario, una chicca per i bambini. Quando si sale sulle torri poi, la vista sul lago è mozzafiato!
Un lago che con il suo luccichio, soprattutto al chiaro di luna, ci allieta al solo guardarlo. La malinconia che aleggia in noi tutti, che ci sovrasta e appesantisce il nostro animo fuoriesce e ci libera, come una boccata d’aria può fare. Siamo giunti a Bolsena proprio verso sera e questo non può che meravigliare lo sguardo di ognuno e soprattutto il mio: l’acqua si tinge di tutte le sfumature di rosa, arancio e verde smeraldo. Li, in quella profondità ho sentito l’animo di mio papà, la persona più importante della mia vita che mi ha lasciato qualche anno fa ma che è presente in tutto quello che mi circonda.
Quel giorno nel lago di Bolsena, domani chissà, forse nella Torre Eiffel. Si proprio li… lui che tanto amava la cultura francese, la Francia e la vita, lo risentirò anche li… alla sommità.
Ogni luogo che ci circonda è vita, esistenza, eternità. Cogliamo in essa tutto quello che ci può donare, dalla bellezza alla malinconia ma certamente viviamola.
Bolsena: un lago e la memoria dedicata a mio padre