Di Irene Bollici. “Stefano ora può riposare in pace”. Esordisce così Ilaria Cucchi, a conclusione del processo dove “è stata fatta giustizia”.
Nessun vincitore. In questa storia ci sono solo perdenti: il primo ad aver perso è stato proprio Stefano, la sera dell’arresto, quando gli è stata tolta la sua dignità e la sua umanità; quando ha trovato indifferenza così come sotto quelli della giudice nell’aula del tribunale, dove, durante la sua unica udienza ha preso un altro schiaffo, non di quelli che lasciano il segno sulla pelle ma bensì morale, perché era evidente che Stefano non stesse bene, era evidente che era stato ammazzato di botte, eppure per la giudice era soltanto “uno dei soliti casi di tossicodipendenza”, in poche parole non era importante.
È il 16 ottobre 2009 l’ultima volta in cui il padre ha visto il proprio figlio vivo, lo rivedrà in obitorio poco tempo dopo.
Cucchi in 5 giorni non è morto una sola volta dentro quel letto d’ospedale, è stato annientato in più occasioni.
Stefano ha iniziato il suo calvario – anche se ha provato a riprendersi la sua vita in mano e forse ci stava anche riuscendo – quando ad averlo ridotto erano stati i carabinieri, non ha avuto più la forza di dire che si erano “divertiti con lui”.
Ma ciò che ha ammazzato del tutto Stefano è stata l’indifferenza quando a chi ti sta davanti non interessa se non riesci a respirare, se non riesci a camminare o hai la faccia tumefatta, quando ai medici non interessa se sei arrivato in ospedale e ancor prima in tribunale con la colonna vertebrale e la mascella fratturata, con lesioni gravi al torace e ecchimosi al viso.
In questa storia ha perso l’Arma dei Carabinieri, nel momento in cui tre carabinieri si sono abbassati così tanto a ridurre una persona, che per mestiere dovrebbero proteggere, in fin di vita.E forse, si sono ripresi un minimo di “onore” quando Tedesco si è seduto in aula a testimoniare abbattendo definitivamente gli artefici di quel brutale pestaggio – D’Alessandro e Di Bernardo – anche se 12 anni di carcere non copriranno mai un omicidio.
E la famiglia di Stefano? Ilaria poteva avere più determinazione? Poteva essere aiutata di più?
La vera giustizia per Stefano è stata si la verità su cosa fosse successo in quei 5 giorni infernali, ma non solo.
La verità è che Stefano non potrà mai, mai riposare in pace, perché l’indifferenza non scompare in un’aula di tribunale.
“Stefano voleva vivere, non voleva morire” ha detto la sorella.