Di Gemma Gemmiti. Metti una sera d’inverno. Una cameretta e un letto. Mamma e figlia lì sopra ad interrogare il soffitto. C’è aria di tempesta fuori e, forse, anche un po’ dentro. La cena è terminata, i piatti sono a scolare sopra al lavandino, la TV in salotto fa compagnia all’uomo di casa.
È il momento giusto? Come si fa a stabilire che lo sia?
Cristiana è agitata. Deve presentarsi a sua madre com’è. Come sua madre non immagina.
È lì che forse, Francesca partorisce di nuovo sua figlia, con lo stesso dolore, con lo stesso amore.
“Mamma, amo Caterina”.
Stupore fa rima con amore. Erano le 22:00 di una sera qualunque; arrivano le 3:00 del mattino senza accorgersene. A riscoprirsi. Madre e figlia. Donne in rinascita. Accettazione e paura per quello che sarà “fuori”. Intanto però “dentro” vince l’amore, anche se non è stato facile.
Il papà sul divano, fino alle 3:00 del mattino.
La sera dopo, davanti ad un tipico piatto romano la mamma dice: “Dillo a tu’ padre”. Ed è così, davanti a un piatto di salsicce e broccoletti che Cristiana (ri)nasce ancora, tra le lacrime ed i sorrisi di suo padre perché sa che è felice. Sa che la sua Cristiana ama Caterina, quella ragazza ventenne che “bazzica” casa loro da un po’, quella con gli occhi vispi e buoni. Quella che ha saputo essere braccia per la sua bambina.
“Dentro” è un posto caldo.
Fuori è tutta un’altra storia.
Fuori ci sono derisioni da chi meno te lo aspetti, ci sono esclusioni persino a livello lavorativo, ci sono battutine cattive che mirano a far sentire inadeguati. “Fuori” c’è fango. Ma non ovunque.
Cristiana non demorde e sceglie di scegliere. Compagnia, amici, conoscenti. Sceglie, Cristiana, di eliminare dalla sua vita le persone che non la meritavano e quelle che avevano atteggiamenti che lei non meritava.
Serenità. Anche se non è semplice.
Chissà se un giorno Cristiana, Francesca, Caterina, Gemma, Carmela, Sophia… ma anche Marco, Filippo, Mauro e Lorenzo, potranno essere ciò che sono senza essere giudicati per chi o per come amano sotto le lenzuola.
Chissà se un giorno riusciremo a costruire un mondo dove nessuno si senta escluso, deriso, emarginato perché “diverso”.
Ma diverso da chi?
Sono certa che la strada da fare sia molta, ma sono altrettanto certa che creare possibilità come quella che accade ogni lunedì all’interno di un’aula nella Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Vergata, sia un bel balzo in avanti.
Siamo diversi, tutti eh!
E siamo un arricchimento reciproco se ci mettiamo all’ascolto.
Il laboratorio di redazione giornalistica del prof. Marco Palma ci saluta così, con un grande vassoio di prelibatezze, abbracci, e occhi negli occhi. Quaranta persone o poco più che fino a tre mesi fa ignoravano l’esistenza l’una dell’altra e che ora si vogliono bene.
Mi auguro che questa esperienza, che oggi si ferma per poi ricominciare a metà febbraio, possa essere seme, per portare un po’ nel mondo quel germoglio fresco di cui la Terra ha davvero bisogno.
Buona vita a tutti!