Di Gemma Gemmiti.
Esperti nel costruire muri, spesso invalicabili, privi di finestre, senza porte. Bravissimi nell’indossare ogni mattina l’abito che ci rende, agli occhi degli altri, perfetti. Attori distinti.
Siamo noi, persi dentro (ben in fondo) a ciò che ci fa stare al sicuro. A ciò che ci protegge: l’invisibilità.
E allora, se non mi vedi, è più facile sfuggire ai giudizi.
Noi, esperti nel mimetismo sociale.
Noi, che ci fa strano se qualcuno ci chiede “come stai?” e poi resta lì, in attesa di una risposta perché “come stai” gli interessa davvero.
Ed è quello il punto nel quale ci chiediamo cosa stiamo facendo.
Quando qualcuno rompe le righe e ci viene incontro. Ci legge, ci parla, prova a confidarsi.
Cosa stiamo facendo?
La risposta ci destabilizza. Spesso ci annulliamo per omologarci.
Per non avere problemi.
Perché, ad essere presenti a sé stessi, protagonisti attivi e non solo comparse nella propria vita, scrivendo il copione prima di interpretarlo o, meglio ancora, improvvisando, è un esercizio di libero arbitrio a cui troppo a lungo ci siamo sottratti.
Quanto spazio diamo a noi stessi e alle persone che incontriamo?
Siamo sempre di corsa, ogni minuto è scandito da una scadenza, che sia un esame o un’interrogazione o una riunione di lavoro. Abbiamo sempre sotto gli occhi il nostro da fare, i nostri progetti. Ché poi “costruirsi” davvero è ben altro.
Parlo di legami, di ciò che ci rende umani, di quello che, perché no, può farci felici.
E allora impariamo a prestare attenzione ad altri occhi che incrociamo, togliendo lo sguardo alle lancette dell’orologio. E insegniamolo, magari. Mettiamoci all’ascolto. Cerchiamo più che di “cogliere” l’attimo, di “coltivarlo”; proviamo a rendere il terreno dove posiamo i nostri passi e i nostri giorni, fertile opportunità. Per noi in primis, ma anche per chi potrà trovare in questo modo di agire, spazio per respirare.
Perché spesso, a furia di ascoltare questo tic tac asfissiante, ci perdiamo la musica di una bella amicizia o addirittura la melodia di un amore che regala gioia.
Tempo prezioso.
Per noi ma non solo.
E allora capita di svegliarsi alle 4 del mattino con la voglia di scrivere e di comunicare il proprio sentire e capita che, in barba al sonno, si approfitti di quel tempo rubato per fare qualcosa per sé, per regalare qualcosa di sé.
Per sentirsi vivi.