Alessio Rotondo. Proteste, bandiere urla e insofferenza politica, il neonato movimento delle sardine ha creato nuovamente una forza di opposizione nei confronti della destra in Italia. Nato come movimento contro il leader della lega, Matteo Salvini, il gruppo si è caratterizzato per gli insulti nei confronti non solo dell’uomo politico, ma anche nei confronti della persona Matteo.
Oltre le contraddizioni che emergono nel movimento, si deve notare però come dopo tanti anni, una fazione politica di sinistra sia riuscita nuovamente ad organizzare piazze con affluenza elevata. La novità apparente del movimento ha suscitato interesse in chi, deluso dalla politica di sinistra moderna, cercava una nuova spinta per contrastare la destra italiana.
Analizzando in profondità le piazze delle sardine, quello che si può notare è la presenza non solo di giovani facenti parte a centri sociali, ma anche da ex militanti comunisti. Quello che emerge è quindi una maschera nuova di una vecchia politica che, periodicamente, torna in auge cercando di riprendere il comando delle istituzioni.
La protesta agguerrita nei confronti di un politico è da sempre sintomo di paura, non per un interesse nazionale, ma per un interesse “poltronistico” che escluderebbe alcuni partiti dallo scenario istituzionale. Cercare di definire il movimento delle sardine, come un movimento rivoluzionario non è accettabile per il semplice fatto che, la rivoluzione si fa contro chi comanda e governa e non contro chi è all’opposizione. Il non presentare punti programmatici, il voler solo alzare la voce contro alcuni significa non voler prendersi la responsabilità di poter decidere, rischiando perché no, di incappare in errori che porterebbero al dissenso popolare. Ammassare persone in una piazza non è né un vanto né un merito perché troppo spesso il popolo, si è radunato sotto balconi e nelle piazze più per costrizione che per scelta senza perseguire un vero ideale.