Di Flavia Romagnoli. Sole, violentate, ridotte al nulla, mentalmente devastate.. ma anche piene di vergogna. Ebbene sì, quasi il totale delle donne vittime di violenza prova un forte senso di vergogna, che spesso si concretizza con un assordante silenzio, un silenzio che è risultato anche di paura, confusione, soprusi, instabilità, e che a sua volta porta le vittime stesse a isolarsi ancor di più. Ma perché una vittima senza alcuna colpa dovrebbe provare vergogna? Spesso si tratta di una vergogna legata alla loro dignità personale che dopo la violenza è ormai lesa, ma anche soppressa o, addirittura, annullata; si tratta di una vergogna che nella maggior parte dei casi si associa al senso di colpa, perché in un momento così difficile e frastornante, la vittima arriva davvero a pensare che le “accuse” del suo aggressore possano essere in realtà concrete, e persino che il motivo dell’aggressione sia essa stessa, che ha sbagliato e quasi se lo meritava di essere maltrattata in quel modo. Ovviamente a questo malessere interiore, si affianca senza dubbio la grande quantità di paura che può provare la vittima sopravvissuta a violenze di genere: ha paura di qualsiasi cosa, ha paura di quello che era il suo uomo, ha paura che non sia finita qui, ha paura di starle vicino, allo stesso tempo ha paura di allontanarsi, ha paura di non uscirne viva, ha paura di essere sola, ha paura delle conseguenze sui propri figli, ha paura di parlare, ha paura di denunciare. La donna infatti ha paura di denunciare, e molto spesso evita proprio di farlo, o riesce a farlo molto tardi: si trova catapultata in un vortice, per cui prova un’ulteriore paura, che riguarda la scelta tra denunciare quanto accaduto, fuggire per sempre o restare accanto all’uomo su cui aveva investito progetti futuri, talvolta anche padre dei suoi figli. Non è facile denunciare. Quando si denuncia una violenza di genere, soprattutto dopo quello che si è passato, si pensa al peggio, a ciò che potrebbe succedere conseguentemente a una propria denuncia, a quali potrebbero essere le conseguenze dell’uomo, conseguenze che spesso si identificano con ritorsioni e continue minacce. Purtroppo la vittima si ritrova in un tunnel ai suoi occhi apparentemente senza via di fuga, con un piccolissimo spiraglio di luce in fondo, spiraglio che forse una donna vittima di violenza non riuscirà mai a raggiungere da sola; forse non riuscirà mai a trovare una via di fuga se non ci sarà qualcuno accanto a lei, pronto a darle supporto e ad aiutarla per trovare finalmente quel coraggio di ribellarsi da quel buio inquietante di un tunnel che sembra infinito, e di urlare a gran voce per distruggere quel silenzio assordante che da tempo sta ovattando la sua realtà.
Femminicidio: basta silenzio ma denunce e grida !