Di Mariateresa Palazzo. Associazione mafiosa, estorsioni, fabbricazione e detenzione di materiale esplodente, traffico di sostanze stupefacenti nonché scambio elettorale politico-mafioso. Queste le accuse mosse dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ai danni di 65 soggetti nell’Eufemiese al termine della vasta operazione di polizia ‘‘Eyphemos’’.
53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari. Cannizzaro, Creazzo, Idà, Laureandi. Questi i principali cognomi degli ‘ndranghetisti calabresi facenti capo alla più affermata cosca Alvaro, originaria di Sinopoli (RC) operante nei comuni limitrofi (tra i quali per l’appunto Santa Sofia d’Eufemia) ma con propaggini sparse nel resto d’Italia e importanti affiliati anche in Australia.
La lunga e complessa l’attività d’indagine svolta dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di P.S. di Palmi porta alla luce una realtà sconcertante. Una corsa sfrenata ad affiliare nuovi adepti. Riti , battezzi, cerimoniali, la conseguente alterazione dei rapporti di forza tra le diverse fazioni, le diverse linee strategico-criminali per conquistare maggiore peso locale e il progetto di indipendenza, di uscita dallo stato di sottomissione gerarchica agli Alvaro.
Controllo capillare del territorio, imposizione di estorsioni agli imprenditori, richieste di denaro per ‘comprare la tranquillità’. Questo è ciò che emerge dalle intercettazioni, indispensabili per la riuscita dell’operazione. Ditte favoreggiate, intimidazioni, tasse ambientali, subappalti, tangenti per cifre a troppi zero in merito a lavori pubblici di risanamento del dissesto idrogeologico e di riqualificazione tecnologica ed energetica dell’illuminazione pubblica.
Emerge inoltre il progetto di attentato alla nuova sede del commissariato di Pubblica Sicurezza di Palmi nell’abitazione storica della famiglia Gallico precedentemente confiscata.
E ancora, richieste di reperimento di occupazioni lavorative e di appoggio elettorale, infiltrazioni nella cosa pubblica.
Alte, infatti, le cariche che ricoprivano gli indagati: Senatore, Consigliere Regionale della Calabria; Sindaco e Vice Sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte, Presidente del Consiglio Comunale; consigliere comunale; responsabile dell’Ufficio Tecnico. Tra loro anche imprenditori, ingegneri, consulenti del lavoro.
Rivolgersi alla mafia per ottenere una poltrona. Né i primi, né gli ultimi a farlo.
Viste le misure adottate, per assicurare il funzionamento dell’amministrazione dell’Ente pubblico, si è disposta la nomina di un commissario prefettizio con le funzioni del Sindaco e della Giunta.