Bianca Maria Nardone. Non è quantificabile la rabbia che si può arrivare a provare voltandosi indietro, volgendo il proprio sguardo ad un passato sicuramente tormentato e doloroso. Le ferite dell’anima non si rimarginano , tra altri e bassi profondi; profondi come abissi. Gli alti che si hanno, non compensano l’abisso in cui spesso ci si trova, il senso di fallimento, di rabbia, di solitudine, di non farcela. E’ difficile trovare continue vie d’uscita, al punto che a volte si smette anche di cercarne, ci si abitua a sopravvivere smettendo di vivere, perché il dolore che si prova per le ferite che si hanno nella propria anima, bruciano più di un incendio in piena estate. Bruciano così violentemente che invadono anche la nostra mente, il nostro corpo, si propagano fondendosi le une con le altre, diventando inarrestabili. La cicatrizzazione è un lungo processo sanabile solo dal tempo, dalla pazienza, dalla speranza che prima o poi, ci si sveglierà non sentendo più quel taglio bruciare così violentemente. Non servono foto, messaggi, oggetti, per ricordare ciò che ha significato per ognuno, una determinata situazione. Situazioni diverse tra loro, che però apportano lo steso risultato. Rabbia, e dolore allo stato puro. Rabbia per non aver fatto abbastanza, per non aver capito prima, per non aver agito diversamente. La rabbia dilaga, e le si lascia campo libero per invadere ogni cellula del proprio corpo, con quel maledetto ricordo che porta con sé così tanto dolore. Le ferite sono come mostri: mostri a più teste uniti e fusi in un unico corpo, inarrestabile, saldo, forte, veloce, imbattibile. Gli anni passano, ma niente riesce ancora a limitare il dolore che provocano, né il perdono, né un cambiamento della propria vita. Il dolore è sempre lì, quel ricordo è sempre lì che bussa alla porta del proprio cuore all’impazzata, in cerca di un varco da cui poter entrare e iniziare a distruggere tutto. Perché è questo che portano con sé le ferite non rimarginate: distruzione. La rabbia poi diventa inarrestabile, il dolore si fa largo nel proprio cuore, la sofferenza inizia ad invadere completamente il proprio essere, la vista diventa offuscata. Si inizia a vivere in virtù di quell’unico, maledetto, bastardo ricordo. Una ferita di cui ,che seppur tanto dolorosa, non se ne riesce a fare a meno. Il dolore aiuta a sentirsi vivi, ancora con i piedi su questa terra. I ricordi sono come lame che ci colpiscono alle spalle, in punti esatti, come se i colpi fossero serrati da un lanciatore di coltelli durante uno spettacolo al circo. Ricordi inarrestabili, portano con sé dolori inarrestabili. Ma a volte basta chiudere gli occhi, inspirare profondamente, e pensare che il sole sorge per tutti e anche oggi splende in alto nel cielo; che anche oggi si è quì, su questa terra, con il proprio corpo e la propria anima, che seppur ferita, può essere sempre ricostruita.
- Autore dell'articolo:Marco Palma
- Articolo pubblicato:1 Marzo 2020
- Categoria dell'articolo:Cultura