Fulvio Alviti. Il dilagare di una criminalità minorile sempre più aggressiva sul territorio, spesso organizzata in bande, rende urgente il potenziamento di tutte le politiche familiari, scolastiche e sul lavoro che attivino sempre di più le risorse educative di prevenzione della devianza e della delinquenza minorile.Occorre anche, però, riflettere su una nuova risposta del sistema penale minorile che, pur sempre giustamente orientato ad una sua applicazione “in modo adeguato alla personalità e alle esigenze educative del minorenne” deve far comprendere ai giovani che non possono più commettere atti-reato perché pensano di godere di una assoluta impunità in quanto minori.In questa ottica appare rilevante la considerazione di un abbassamento dell’età imputabile dai 14 anni ai 12 anni.Invero, si è passati dal minore monello o discolo, che commetteva dei reati che attualmente sono considerati di scarso allarme sociale ai minori bulli e devianti di oggi che commettono sicuramente anche delitti ben più gravi contro la persona.Non è pensabile, infatti, che la comprensione dell’illiceità e la volontarietà di un atto omicida, non possa essere riferibile ad un dodicenne del nostro tempo, indenne da malattia mentale, in termini di compiuta capacità di intendere e di volere, proprio per la continua comunicazione mediatica quotidiana che viene data a siffatti gravissimi delitti che forniscono, purtroppo, elementi potenziali emulativi, di siffatte crudeli azioni, proibite già, sotto un profilo morale, dalla millenaria cultura del “non uccidere” del biblico comandamento. Inoltre con la riforma del diritto di famiglia abbassava già l’età per diventare maggiorenne da ventuno anni a diciotto, diminuendo così la minore età civile. Di più la modificazione sostanziale delle regole familiari, cristallizzata nel 1975 dalla legge di riforma del diritto di famiglia, dando paritariamente la potestà genitoriale ad entrambi i coniugi e valorizzando un rapporto filiale non più basato sull’indiscutibile volontà paterna, bensì sul dialogo con i genitori, facendosi valere, da parte dei figli, le loro aspirazioni ha indubbiamente autonomizzato la personalità degli stessi, insegnando loro ad autogestirsi, maturando assai prima delle precedenti generazioni .
Alviti Fulvio