Di Davide Schiavone. Nonostante le prime pagine dei quotidiani sportivi durante gran parte della stagione gridino alle gesta di Ronaldo o Lukaku, ai margini di esse talvolta troviamo trafiletti che trattano di sport mediaticamente meno esposti nel bel paese, ma non per questo altrettanto nobili.
In questi ultimi anni si é assistito alle gesta degli azzurri che ci rappresentano nelle più importanti competizioni mondiali. E’ il caso anche della pallavolo e del basket.
Per un bambino diventa quasi scontato nascere e crescere in un ambiente “calciofilo”, oscurando e non considerando tantissimi altri sport che vivono della passione del pubblico e non solo di diritti televisivi dai contratti milionari ed esposizione mediatica elevata.
Sicuramente con i recenti risultati della nazionale, sia maschile che femminile, il volley ha acquisito tra le nuove generazioni un rispetto e un trattamento degno del suo nome, registrando un notevole incremento di iscritti alla federazione.
Soprattutto nel settore femminile, con l’arrivo in nazionale di giocatrici come Miriam Sylla e Paola Egonu, che fanno delle loro origini un motivo di orgoglio. In questo modo viene trasmesso un messaggio importante, distruggendo una barriera che in altri sport è difficile affrontare come quello del razzismo. Sono tantissime le battaglie contro questo mostro invisibile e l’inclusione fa della pallavolo un mondo speciale che accende i cuori degli appassionati e degli assidui frequentatori dei palazzetti ad ogni schiacciata del proprio beniamino. Emozioni difficili da comprendere per gli asettici dello sport.
Stesso discorso per gli sportivi della palla a spicchi, infatti l’approdo in NBA di atleti italiani come Danilo Gallinari, Marco Belinelli e Nicolò Melli hanno acceso i cuori dei tifosi e fungono da esempio ai bambini che sin dai primi rimbalzi con la palla capiscono cosa voglia dire essere un cestista.