Di Sofia Menichelli. Italia indietro nella legislazione rispetto all’Europa; le leggi sul femminicidio in Italia non sono le stesse che in tutta Europa o meglio vengono attutate sicuramente con diversi criteri da parte degli stati membri Europei.
Un giusto processo, una giusta legislazione, non farebbe passare la donna per colei che ha istigato alla violenza ma bensì metterebbe a tacere le illegittimità. Come si può colpevolizzare una donna vittima di violenza fisica, psicologica o attuare un processo per femminicidio chiedendo “Lei cosa ha fatto? “. Come è possibile che in Italia sotto questo punto di vista siamo così arretrati. Se facciamo un confronto internazionale europeo con le statistiche che ci fornisce “ UNODC “(ufficio delle nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine) vediamo che l’Italia non è il primo paese con il tasso di femminicidi più alti ma bensì il paese con il tasso più basso insieme alla Spagna. Ma non si parla di miglioramenti si parla di un tasso che non riesce a variare.
La percentuale non diminuisce perché c’è questo tipo di pregiudizio non solo da parte dello stato ma dall’intera comunità .si è ancora così increduli alla non colpevolezza di una donna affianco ad un uomo. Per questo non ce un miglioramento, perché si e giustificati anche da parte dello stato. “la mano allungata“ è dal lato sbagliato. Come reato è sempre esistito l’aggravante per l’uccisione di una donna, ma mai preso seriamente in considerazione se valutiamo attentamente svariate domande al momento del giudizio o processi terminati con una custodia cautelare, arresti domiciliari o altre pene altrettanto ridicole. Questa è l’Italia ancora oggi nel 2020.