Di Alison Testa. Casa: luogo sicuro per molti, ma non per loro. Protezione e sicurezza lasciano il posto ad insidie, pericoli e maltrattamenti. Sembra una cameretta normale, come quella di qualsiasi bambino, ma ad uno sguardo attento non può sfuggire il rifugio sotto il letto, il nascondiglio nell’armadio, i giocattoli rotti, i libri di scuola rovinati, le chiazze di sangue sul muro. Questo è lo scenario che sono costretti a vivere molti minori tra le loro mura domestiche. In Italia sono circa 427.000 i bambini e i ragazzi che hanno assistito a episodi di violenza dentro casa, compromettendo così la loro crescita e rischiando ogni giorno per la sopravvivenza. Più a lungo i bambini in tenera età verranno esposti ad eventi traumatici di questo tipo, maggiori e più intensi saranno gli effetti nocivi che subiranno. In particolare si potranno presentare gravi conseguenze di deficit nella crescita e ritardi nello sviluppo psico-motorio, fino ad arrivare a effetti negativi sull’autostima, sulla capacità di empatia e sulle competenze intellettive. Il senso di colpa, la tristezza e la rabbia, oltre che la paura costante, saranno tremende emozioni che il bambino si porterà dietro nel corso della sua intera vita. Il minore troverà difficoltà a socializzare con i propri coetanei e a svolgere la vita in maniera tranquilla e serena. E’ importante che gli adulti esterni al nucleo familiare, quali insegnanti, medici, istruttori, catechisti, preti ecc… si impegnino a guardare oltre il ragazzino troppo ‘vivace’ o troppo ‘timido’, per individuare, invece, la motivazione colpevole di un tale comportamento, così differente da quello dei suoi coetanei, per riuscire a salvarlo in tempo, prima che sia troppo tardi, prima che un padre o una madre troppo violenti spezzino per sempre il futuro di un’anima innocente.
- Autore dell'articolo:Marco Palma
- Articolo pubblicato:5 Novembre 2020
- Categoria dell'articolo:Femminicidio