Di Ilaria Furone. Le femmine giocano con le bambole e i maschi con il pallone: almeno questa era una delle dicerie dei nostri genitori e nonni. Il tempo cambia tutto, per fortuna e il calcio giocato ne è una riprova. Oggi ce una nazionale di calcio femminile, Sara Gama che ne è il capitano, è stata accolta da Mattarella al Quirinale dove ha tenuto il discorso sui grandi temi sociali contro gli stereotipi rimarcando come anche nel calcio uomini e donne debbano avere una pari dignità sociale e sportiva.
Di tempo ne è passato quando le signore del Kerr a partire dai primi anni del ventesimo secolo hanno dato un calcio ad un pallone. Rimaste sole perchè gli uomini erano impegnati al fronte, in una fabbrica di munizioni in Inghilterra le donne durante la pausa del pranzo e del the giocavano a pallone. Era il 1917 il cortile era quello delle Dick.
Certo tutto era diverso a cominciare dal look: costrette a correre con gonne lunghe e corsetti ma….. la grinta c’era tutta. Le signore del Kerr solo nel 21 ricevettero 121 inviti a giocare e disputarono 64 partite. Il calcio femminile era nato. Da quel momento la passione delle donne per questo sport diventa inarrestabile. La squadra rimase in vita per quasi 48 anni. Segnando tremila gol.
Ed è a Milano che è nato il primo gruppo calcistico, anche se durato ben poco, tant’è che il C.O.N.I per evitare che il fenomeno si allargasse ulteriormente fece in modo di dirottare quelle calciatrici verso altri sport più femminili. Siamo nel periodo del regime fascista.
Nel 1946 le calciatrici cominciano a mettere le scarpe con i tacchetti. Iniziano a prendere dimestichezza con il campo verde e ad avere una tifoseria. Il primo scudetto? se lo aggiudica il Genova.
È uno Sport che rispecchia i cambiameti della società, lento ma costante. Un cambiamento per le donne lento ma costante: oggi c’è un campionato femminile e una nazionale femminile.
Si pensa che le donne non possano praticare questo sport poiché le differenze di genere a livello strutturale sono soprattutto di natura fisica anche se la determinazione è davvero molto più forte, insuperabile. È una forma di riscatto verso gli stereotipi, ennesima rivincita per le donne.