Di Sara Scarozza. Il marcio che la logora, la corruzione delle famiglie mafiose che si sono impossessate della città, droga, estorsioni, quartieri tenuti in pugno, organizzazioni che regnano nella loro zona e la mettono in ginocchio. Questa è anche Roma: l’altra faccia della medaglia.Una città è anche gestita dalla politica, ma sono presenti famiglie mafiose che si sono insinuate in ogni minimo spiraglio della capitale, nello stesso Campiglio e ancora di più nei poteri alti, nel Vaticano. Non si è liberi, neanche lontanamente, ci si trova incatenati nei loro interessi, nelle loro fortezze che sono troppo alte da buttare giù, invalicabili anche dalle stesse forze dell’ordine.
Organizzazioni criminali con radici antiche e ben salde che si sono spartite i vari territori della città, da nord a sud e da est ad ovest non esiste un solo posto libero. La prima, quella più famosa è Mafia Capitale di Massimo Carminati che è partito da una anonima pompa di benzina a Corso Francia situato a Roma Nord e che successivamente è riuscito a fare il salto di svolta arrivando ad inquinare il Campidoglio, nello specifico i settori dell’amministrazione comunale. Ostia, territorio del litorale laziale si vede spaccata e gestita da due clan, gli Spada e i Fasciani, grazie a dei rapporti stretti con i Triassi arrivati dalla sicilia, sono riusciti a scambiarsi dei favori d’interesse con Cosa nostra. Zona più vasta che parte da Porta Furba fino ad arrivare alla Romanina, nella parte sud-est della città, è gestita dai Casamonica, che è riuscita ad instaurare proficui rapporti con dei pezzi di ‘ndrangheta calabrese, fino ad adesso conta 63 imputati sotto processo. “Minì ‘o professore” nome dato a Domenico Pagnozzi, gestisce tutta la zona della Tuscolana con il clan “napoletani della Tuscolana”, legato al boss Michele Senese anche lui di origine campane. Queste sono le prime quattro zone gestite da clan accusati di 416bis ovvero si associazioni mafiosa e tutti i reati che ne conseguono. Altri gruppi accusati principalmente di reati come droga, omicidio, estorsioni, aggravati dal “metodo mafioso” sono collocati nel triangolo Torvaianica-Pomezia-Ardea situato sul litorale sud della capitale, non un solo soffio di vento vola senza l’approvazione del clan catanese dei Fragalà che contano sull’appoggio di Francesco D’Agati e la sua infinita storia da “padrino” della mafia, che muoveva i suoi affari per Roma e Milano. Successivamente presente il Clan dei Cordaro che gestisce tutta la zona di Tor Bella Monica, i Pizzata Pelle con un territorio che va da Cinecittà fino a Casilina (Viale Palmiro Togliatti), i Gambacurta e tutta la corruzione che gira nella zona di Montespaccato. Neanche la periferia della capitale può ritenersi libera, tutta la zona di Guidonia gestita dal clan dei Rinzivillo. Tregue che durano per mesi interi e dopo si concludono con sparatorie con la colpa di aver invaso il territorio di un altro clan, giri di estorsione su esercizi commerciali della zona, spacci di piccolo e grande interesse di droga che non possono neanche essere pensati senza la loro approvazione, infiniti omicidi verso dei personaggi che andavano ad intralciare i loro interessi.