Di Davide Schiavone. Un cognome comune per un ragazzo che voleva rimanere comune: ma che di comune non aveva nulla.
Il 12 luglio del 1982, nell’aereo di ritorno dalla vittoria spagnola ai mondiali, durante la famosissima partita a carte tra Enzo Bearzot e Sandro Pertini, era presente anche lui: Paolo Rossi, “Pablito”.
Fisicamente non era particolarmente dotato, attaccante dal fisico esile ma che possedeva una rapidità fuori dal normale. Questa caratteristica ha permesso a Pablito di fare il salto di qualità in seguito al cambio di ruolo, da ala a centravanti.
Rubare lo spazio era il suo mestiere, abilità che sfruttò anche nel famoso Mundial di Spagna ’82.
Prima l’esplosione al Vicenza, dopo Perugia e il calcio scommesse che gli costano un anno di attività, ma non la fiducia della Juventus che lo acquista anche non potendolo schierare.
Sarebbe quasi riduttivo parlare di Paolo Rossi solo in termini sportivi, perché oltre che un calciatore è stato molto di più.
Pablito è stato un’icona pop dei mitici anni ’80 che tanto si ricordano con nostalgia, un eroe trasversale dell’Italia intera. Ogni suo compagno lo racconta come un umile lavoratore, “un operaio del campo”, “un fratello” (parole di Antonio Cabrini), che faceva del lavoro una parte fondamentale della sua vita e del proprio modo di essere.
Quel sorriso da eterno Peter Pan che non lo ha mai abbandonato nella sua vita, neanche nel momento più brutto della carriera, la parentesi del calcio scommesse, nota come “Totonero”.
Infatti durante la sua militanza a Perugia, a seguito di lunghi processi, vennero condannati numerosi calciatori di Serie A e B, tra cui alcuni atleti dell’Avellino e del Perugia di Pablito. Quella partita finì in un pareggio che “andava bene ad entrambi” come disse proprio Paolo Rossi, “ma non sapevo nulla di calcio scommesse” ha aggiunto in una sua recente intervista.
Il processo lo condannò a quasi due anni di squalifica che lo portarono a giocare solo 3 partite nell’arco di due stagioni, nonostante tutto Enzo Bearzot distinse nei suoi occhi un senso di rivalsa che avrebbe potuto far molto comodo a quell’Italia ambiziosa, che portò a casa la Coppa del Mondo.
Felicità, umiltà, riscatto. Tutte caratteristiche che hanno fatto di Paolo Rossi un calciatore indimenticabile dal basso profilo, una leggenda della porta accanto.