Di Francesco Stefanelli. The Downward Spiral, forse l’opera che più si avvicina all’analisi della natura umana nel suo complesso degli ultimi 30 anni. Il suo autore, Trent Reznor, ha confezionato un’opera che va oltre i convenevoli della buona società, e mette a nudo l’animo umano mostrando ciò che si nasconde dietro il velo di Maya, in un turbinio di passioni proibite ed eccessi che pian piano portano l’uomo giù in una spirale oscura. I Nine Inch Nails con il secondo album, uscito nel 1994, entrano nell’olimpo degli artisti, consacrando Trent Reznor come uno degli artisti più poliedrici della nostra generazione. l’LP riprende il sound del precedente lavoro, Pretty Hate Machine, mescolando ancora una volta generi come l’hardcore punk, l’industrial e l’elettronica, risultando un mix rozzo e sporco che ormai contraddistingue il sound del gruppo. Inoltre è un concept album, dove si narra di questo uomo che ormai è caduto sotto il peso stressante della società e l’unica via d’uscita sarà, come si vedrà alla fine, il suicidio. La particolarità sta proprio nel protagonista della storia, che in un certo verso incarna proprio il frontman Reznor. In quegli anni egli abusava di droghe, alcol e medicinali contro la depressione per sfuggire alla realtà che lo opprimeva, ed è da queste esperienze che caratterizzerà l’aria opprimente e angosciante dell’album. Si apre con Mr Self Destruct, che come da titolo si parte con l’odio che il protagonista ha per sé, e il suo peggior tentatore non è altro che lui stesso. Piggy
si scaglia contro i traditori, chi ha abbandonato, e rivela come ormai non importi più nulla di come andranno le cose. Questo brano è un dissing verso l’ex chitarrista dei Nine Inch Nails Richard Patrick, che abbandonò il gruppo durante le sessioni di registrazione dell’album. Heresy è permeato da un’aria nietzscheana in cui si annuncia la morte di Dio e l’uomo che si eleva a tale ruolo. Closer è il brano più mainstream, una ballata dance dai toni fatiscenti, cupi e sessuali, dove lo stupro ancora una volta fa avvicinare alla figura di Dio. Ruiner, The Becoming, I Do Not Want This , Big Man with a Gun, A Warm Place, Eraser e Reptile sfociano in atti schizofrenici di violenza gratuita per sottolineare la natura bestiale dell’uomo sopita dalla buona società e fatta emergere da essa stessa. Si è quasi arrivati alla fine del vortice della spirale, The Downward Spiral prepara il terreno per l’atto finale, la conclusione di tutto, la buona uscita. Hurt chiude il cerchio del protagonista, un ultimo disperato atto salvifico per trovare qualcosa che gli faccia provare qualcosa, ma la sola cosa che può fare è ferirsi per poter sentire ancora delle emozioni e nell’attimo prima della ritrovata fede nel prossimo e in sé stesso, cala il sipario. Il buio avvolge tutto. E ciò che veniva preannunciato, il suicidio, si attua. E finalmente si è liberi.