Di Cristiano De Angelis. Il cinema italiano è in stallo, non sembra più decollare, lascia sempre meno nelle sale pellicole destinate a fare epoca; non è raro infatti che nelle sale le uniche opere di stampo made in Italy siano riproposizioni di caroselli già visti e stravisti interpretati sempre dalla stessa manciata di attori. 29 candidature e 14 vittorie a gli oscar per il miglior film straniero sono un traguardo che risale alla notte dei tempi: da 30 anni a questa parte la qualità e varietà delle pellicole si è notevolmente ridotta creando un clima stagnante all’interno del panorama filmico locale. Negli ultimi tempi le sale sono dominate da commedie e cinepanettoni con delle formule fisse e difficilmente elaborate oltre uno strato superficiale. E il motivo è facilmente intuibile: basta guardare la classifica dei film con maggiori incassi del paese per capire. Infatti la top 5 dei film con maggiori incassi in Italia è spartita alla pari fra due registi in particolare James Cameron e Gennaro Nunziante, che per chi non lo sapesse è un regista italiano storico collaboratore di Checco Zalone del quale dal 2009 fino al 2016 ha diretto i film. In breve questa statistica denota una forte preferenza degli italiani verso i film “per la famiglia” o comunque per film dove mamme e papà possono ritenersi intrattenuti insieme ai bambini le case di produzione italiane hanno una forte preferenza a finanziare questa tipologia di film invece che un action movie o un superhero movie (che invece sembrano andare molto negli U.S.A) altro motivo è che un film di Gennaro Nunziante costa meno da produrre e richiede meno tempo per essere girato, potendone quindi rilasciare di più in un lasso di tempo minore.
Sebbene all’estero sia ormai tornato in voga lo “studio system” in breve una persona viene attirata da una certa categoria di film in base alla casa produttrice che lo finanzia (complice anche l’uso sempre maggiore di “shared universes” nel cinema statunitense) che da la possibilità anche ad attori meno noti e registi poco conosciuti di realizzare pellicole con un budget da block buster aggiungendo sempre qualcosa in più o sperimentando con tecniche nuove e diverse (esempi possono essere i film marvel che nonostante la limitazione del media supereroistico cercano sempre di essere sufficientemente distinti l’uno dall’altro e introducono di continuo volti nuovi nel panorama hollywoodiano) in Italia vige ancora la regola del “guardo questo film perché c’è questo attore o quella attrice” il che comporta un continuo riuso degli stessi volti all’interno di varie opere ma soprattutto una difficoltà immensa nell’affermazione di nuove figure all’interno della cinematografica italianai. Tutto ciò finisce con il creare un circolo infinito di mediocrità cinematografica perché ogni qual volta uno studio prova a finanziare un’opera diversa con un cast più all’avanguardia viene snobbato dal pubblico che rifiuta il nuovo e il progresso in favore del piacere e del comfort della tradizione, tradizione che neanche più lo stesso pubblico apprezza come dimostrano le varie recensioni ma che tuttavia è troppo spaventato per cambiare, continuando così a finanziare un sistema che scoraggia la creatività e il talento in favore della riproposizione periodica dello stesso format che da 30 anni riesce nel bene o nel male a portare il numero desiderato di incassi nel frangente di tempo previsto. Perché il punto è sempre quello in Italia come negli U.S.A.: come fare il maggior numero di incassi nel minor tempo possibile.