Di Vanessa Fazio.
Donne uccise, violate, insultate, vittime di un sistema che non dà aiuto, non accorre in soccorso o quanto meno non lo fa in tempo. E’ da qui che nasce la necessità di un donne che aiutano altre donne, che mettono la propria tragica esperienza a servizio delle altre, che danno consigli e si fanno forza l’un l’altra. Era il 1990 quando in Italia, a Bologna nacque il primo centro antiviolenza ad opera del gruppo di lavoro e ricerca sulla violenza alle donne. Grazie all’accoglienza telefonica, ai colloqui personali, all’ospitalità in case rifugio e ai numerosi altri servizi offerti, le donne sono coadiuvate nel loro percorso di uscita dalla violenza. I centri offrono, oltre che un aiuto psicologico, anche la possibilità di trovare un luogo sicuro, dove portare la donna e se mamma anche i suoi figli nelle cosiddette “case rifugio”, destinazione segrete dove le donne possono vivere anche se temporaneamente in sicurezza. Nel 2008 nasce DI.RE un gruppo di associazioni che gestiscono oltre 100 Centri antiviolenza, ascoltando ogni anno circa 21mila donne. L’Associazione nazionale basa il suo operato sull’esperienza delle realtà locali e ha lo scopo di costruire un’azione politica nazionale che sappia promuovere il cambiamento culturale fondamentale per il contrasto e il superamento della violenza maschile sulle donne. È assurdo credere che ancora oggi, anche se solo formalmente, la donna abbia raggiunto la parità di genere, debbano esistere delle associazioni che la tutelino in quanto purtroppo rivolgendosi alle autorità non riesce ad ottenere l’esito sperato. Inoltre, nella maggior parte delle storie che vengono raccontate, non è la donna a farlo perché l’aiuto che chiedeva alle autorità non è mai arrivato.