Di Pietro Grimaldi. 24 marzo 2022, l’orologio segna le 22:36 e l’Italia ha appena toccato il punto più basso della sua storia calcistica, l’eliminazione dai playoff validi per l’accesso ai mondiali costa agli azzurri la mancata qualificazione per la seconda volta consecutiva, cosa mai successa in quasi 100 anni di storia. La scorsa volta fu nel 2017 con gli azzurri che uscivano contro la Svezia senza riuscire a segnare neanche 1 gol durante le due partite; in mezzo tra questi due disastri calcistici la magica estate del 2021 che ha visto l’Italia trionfare all’Europeo, una grande vittoria che guardata ora a qualche mese di distanza e a mente più lucida può essere vista come casuale e dettata dagli episodi e dalla fortuna; l’assenza di una stella di livello internazionale e molti giocatori che hanno reso molto al di sopra delle proprie capacità, hanno illuso molto tifosi che non hanno più visto quei campioni che hanno trionfato a Wembley ma solo giocatori normali che non sono stati in grado di raggiungere il primo posto valido per la qualificazione mondiale a discapito della Svizzera.
L’eliminazione con la Svezia costò il posto sia all’allenatore che al presidente della FIGC, quest’anno invece nulla sembra muoversi con tutte le cariche attaccate alla propria poltrona. Per molti tifosi l’operato dell’allenatore Mancini non si può mettere in discussione, ma va anche ricordato loro che non è stato in grado di trasmettere la giusta cattiveria nei momenti più delicati, puntando inoltre su giocatori non più in grado di rendere ai livelli da lui richiesti.
Durante questi mesi sono state proposte molte novità da introdurre nel calcio italiano per cercare di farlo rinascere: è visibile a tutti l’arretratezza dei centri sportivi e degli stadi, sono pochissimi in Italia quelli di proprietà, e della poca fiducia destinata ai giovani in particolar modo quelli Italiani.
Mancini al momento può ripartire da alcuni giocatori esperti presenti in rosa a cui affiancare quei pochi giovani che alcune squadre, non di prima fascia, stanno facendo giocare con continuità.
È necessario dunque un cambiamento che deve partire fin dai settori giovanili fino ad arrivare in serie A, per cercare di ridare quel fascino e quell’importanza che il calcio italiano aveva negli anni 90. Dando più fiducia ai giovani, lasciandoli crescere senza pressioni e senza essere attaccati dai tifosi alla prima partita storta, perché su una cosa si è tutti d’accordo con Mancini: ha veramente una ridotta lista di giovani su cui poter puntare.