Di Giacomo De Santis. “Heavy is the head that chose to wear the crown To whom is given much is required now Heavy is the head that chose to wear the crown To whom is given much is required now”. (” Pesante è la testa che ha scelto di portare la corona A chi è dato molto ora è richiesto Pesante è la testa che ha scelto di portare la corona A chi è dato molto ora è richiesto” Questi pochi versi e la citazione a Henry IV di Shakespeare racchiudono al meglio quello che rappresenta “Mr. Morale & The Big Steppers”, l’ultimo capolavoro di Kendrick Lamar.
Dopo più di cinque anni di attesa e con l’hype alle stelle, il rapper di Compton ha rilasciato l’8 maggio “The Heart part 5” annunciando con la quinta parte della storica saga di singoli il suo ritorno e il suo ultimo album sotto la sua etichetta, TDE, e non ha deluso le aspettative, o almeno non di chi si aspettava un lavoro così profondo e senza tempo.
Il disco è un istant classic che immerge l’ascoltatore in un pozzo senza fondo di flussi di coscienza scritti col cuore in mano e senza filtri, producendo un capolavoro completamente distante dal mercato mainstream che si era creato con l’ultimo disco del 2017 “DAMN”.
Il peso della fama, gli strascichi di una mascolinità violenta e becera lasciati dai suoi antenati, padre incluso, gli abusi subiti dalla madre, i problemi con l’alcool finalmente superati ma senza vedere il sorriso di quest’ultima, il rapporto con i suoi parenti transgender, la lotta per la parità dei diritti degli afroamericani e la terapia sono solo alcuni dei temi che K.Dot ha portato all’interno delle 18 tracce che compongono l’Lp, danzando sopra un tappeto musicale da capogiro scritto e composto da alcuni dei nomi più potenti dell’intero panorama statunitense, The Alchemist e Baby keem su tutti.
Il disco non è di facile ascolto, anzi è ciò che più si possa definire sperimentale, lo si intravede anche dai featuring inusuali ma gestiti nel migliore dei modi, ma come per “To Pimp a Butterfly” e “Good Kid Maad City” l’esperienza già dai primi ascolti trasporta in un mondo composto da centinaia di quadri e foto che rappresentano tutto ciò che Kendrick voleva dire nel migliore dei modi, cioè rimanendo sempre sé stesso e tirando fuori tutto quanto.
1885 giorni dopo DAMN il prodigio californiano ha ancora una volta lasciato un’altra impronta enorme nella musica ponendolo finalmente nell’olimpo dei musicisti, e noi non avevamo dubbi, perché un bravo ragazzo in una città cattiva non poteva far altro che riscrivere di nuovo la storia.