Spettacolo/ Wonder: Non giudicare una persona dalla sua faccia
Di Claudia Bettinelli. r. Il film ci parla di Auggie , un bambino che a causa di una malattia genetica soffre di una deformità facciale. Auggie ha 10 anni e deve andare in prima media dopo essere stato educato a casa per tutta la vita, è spaventato perché ha paura di come reagiranno i suoi compagni ma ha una squadra di supporto fenomenale composta dalla madre, dal padre e dalla sorella maggiore.
La storia viene presentata in modo magistrale sia dal punto di vista della sceneggiatura ma anche grazie ad un eccellente studio della fotografia, gli attori fanno un lavoro espressivo incredibile riempiendo persino le scene più silenziose di significato.
La pellicola non mostra una realtà edulcorata, anzi, fa di tutto perché lo spettatore viva la crudezza dei fatti, mostrandoci non solo il punto di vista di Auggie ma anche quello degli altri personaggi che gli girano intorno, la bellezza del film sta anche in questo, nella sua capacità di mostrarci tutte le implicazioni di ciò che accade e non solo ciò che il protagonista sperimenta, fornendo una visione a tutto tondo della vicenda.
D’impatto sono le esperienze di bullismo che Auggie sperimenta a scuola e la rappresentazione di quel comportamento, così caratteristicamente umano, di chi attacca il debole per sentirsi superiore, proprio per questo di ancor maggior grandezza è la risposta del protagonista, che, anche se colpito e naturalmente demoralizzato dal comportamento dei compagni, non lascia che questo distrugga il suo spirito, permettendogli così di conquistare gli altri con la sua forza e autoironia.
Di altrettanta importanza è anche la narrazione delle dinamiche familiari che si vengono a creare, una madre molto apprensiva, un padre che prova a sdrammatizzare la costante tensione e una sorella che è costretta ad accettare di essere messa da parte per amore del fratello.
E’ proprio sulla primogenita che verte una delle quattro trame principali del film, Via è il membro della famiglia che più tratta Auggie in modo normale, senza guanti di velluto, urlandogli in faccia quando si comporta male e tirandolo su quando è triste; nonostante rispetto a lui si senta messa in secondo piano è consapevole che la colpa non è del fratello e gli dimostra un amore immenso. La rappresentazione del suo personaggio è molto interessante, a differenza di altre pellicole simili il rammarico nei confronti del ruolo di eterna seconda non viene demonizzato, anzi, ci viene chiesto di empatizzare con lei e con i genitori che sono sovraccaricati dalla stressante situazione e non riescono a gestire la cosa al meglio .
Il film è estremamente bello ed emozionante, tratta di argomenti seri senza essere pesante, i personaggi sono freschi, nessuno è come appare o segue il ruolo stereotipicamente a lui assegnato, anzi, sono tutti particolarmente autoconsapevoli e permettono così allo spettatore di comprendere ogni personaggio a fondo.