Di Valeria Biagi. Un’emorragia di ascolti, un progressivo allontanamento ed una crisi che sembra irreversibile se non si corre ai ripari. Che il cinema italiano abbia. Perso numerosi ascolti nel corso degli anni non è certo un segreto. Sembra quasi che le persone, una volta a casa dopo una lunga giornata di lavoro, decidano di proposito di evitare i titoli italiani presenti sulle piattaforme streaming più all’avanguardia. Da ciò consegue un calo di aspettative nei confronti della capacità attrattiva del cinema verde-bianco-rosso e dunque dalla possibilità di vederlo apparire non solo tra i canditati ma anche fra le vincite dell’Oscar.
Il messaggio è chiaro: i titoli stranieri, tra i più gettonati inglesi e spagnoli, risultano nettamente più allettanti a livello tematico e figurativo per l’audience internazionale. Non si tratta della mancanza di attori e registi competenti sul campo quanto più dell’abilità di decifrare le esigenze di un popolo ben più ampio di una sola nazione.
Molti successi stranieri sono giunti all’Oscar grazie alla ricerca dell’originalità ma soprattutto del “vero”, presente nella sfera più intima e personale dell’individuo, pur restando fedeli alle speranze e ai desideri della collettività.
Dall’ultima vittoria italiana conseguita da Sorrentino con “La grande bellezza” nel 2014, nessuno è stato davvero in grado di cogliere a fondo questa particolarità. Al giorno d’oggi il cinema italiano manca di artificio e di estro, tanto da lasciare interdetti i migliori critici nel giudizio e nella selezione delle varie pellicole.
Il problema della rilevanza dell’Oscar sull’influenza culturale del Paese sembra però passare in secondo piano per i cittadini, ancora troppo persi nella fantasia del sogno americano.