Di Alessia Varlotta. La parola sesso è ancora un tabù così come la propaganda sulle malattie ai genitali, in Italia infatti solo il 2% degli under 20 è andato almeno una volta dall’andrologo, in opposizione al 70% delle donne che effettuano visite ginecologiche almeno una volta l’anno. Sono queste le ultime statistiche di settore che non possono non preoccupare noi giovani.
La cultura della prevenzione è ancora sconosciuta a molti nonostante sia fondamentale, soprattutto per chi ha una vita sessuale attiva in quanto, al giorno d’oggi, il 30% dei ragazzi ha una malattia andrologica che potrebbe influire sulla fertilità futura.
Quando una coppia non può avere figli infatti non si pensa quasi mai che il problema possa essere l’uomo e non la donna; come essa si sottopone al PAP-TEST, che individua eventuali infezioni interne, così i ragazzi dovrebbero effettuare annualmente dei controlli di prevenzione anche se, davanti persino a dei sintomi, c’è ancora una certa forma di disagio nel parlarne, sia con la famiglia che con il medico di base mettendo di conseguenza da parte il problema e sperando sparisca da sé. Soprattutto con il proprio partner.
Questa forma di imbarazzo è dovuta ad una non curanza verso la prevenzione di malattie ai genitali e ad una forma di “pudore” che in realtà non esiste, basti pensare all’educazione sessuale nelle scuole che, non essendo un insegnamento obbligatorio, è totalmente ignorato, nonostante si senta l’esigenza di un corso del genere per chiarire dubbi e conoscere meglio il proprio corpo e i propri limiti.
E’ importante informarsi e conoscere per imparare a rispettare il proprio corpo senza provare nessun tipo di imbarazzo; è la società che ha portato i ragazzi a provare vergogna verso ciò ma sta a loro mettere da parte l’imbarazzo e il “pudore” e anteporre a questo il benessere e la salute.