Di Lorenzo Paielli. La recente tragedia consumatasi in Indonesia è solo l’ultima di una lunga lista, composta da una serie di avvenimenti inaccettabili se si pensa al contesto in cui questi sono accaduti. Le manifestazioni sportive hanno da sempre rappresentato il punto di ritrovo per molte persone con qualcosa in comune: la stessa passione. Nel corso degli anni però, troppe volte queste giornate di festa si sono trasformate in date drammatiche da ricordare, a causa di un sistema di sicurezza inammissibile e un’organizzazione che ha lasciato spesso a desiderare.
Una partita di calcio non può e non deve portare alla morte di 170 persone, come successo in Indonesia dopo una serie di scontri iniziati a fine gara e che la polizia del posto non è riuscita a contenere. Tra la nebbia scaturita dai gas lacrimogeni e la folla inferocita che generava il caos in campo, si riesce a scorgere una sola nitida immagine: l’inadeguatezza delle autorità davanti a questi eventi. Una gestione ed organizzazione del sistema di sicurezza che in realtà non fanno sentire al sicuro proprio nessuno: dalle famiglie ai gruppi di giovani tifosi. La storia dello sport è stata molte volte macchiata da queste situazioni: ad esempio con l’attentato alla maratona di Boston nel 2013 nella quale rimasero ferite 200 persone e ne morirono 3. Inoltre, è doveroso citare la notte più buia della storia del calcio europeo: la strage dell’Heysel, a Bruxelles, dove gli hooligans inglesi del Liverpool travolsero completamente il settore dei tifosi italiani della Juventus causando la morte di 39 persone oltre ai 600 feriti.
Questi numeri sono inquietanti, ingiustificabili, inconcepibili. Lo sport è sinonimo di condivisione, di allegria, di vita. In troppe occasioni è stato oggetto di azioni criminali, che hanno portato all’esatto contrario. Troppe volte l’uomo non è riuscito ad imparare dalla storia, continuando ad utilizzare un sistema di sicurezza che non tutela come dovrebbe l’incolumità delle persone presenti agli eventi sportivi. Le manifestazioni sportive andrebbero ricordate per le urla di gioia durante i festeggiamenti, non per il terrore nel volto di chi cerca di fuggire altrove per salvare la propria vita.