Di Claudia Bettinelli.Omicidio nel west end è una quasi perfetta parodia autoreferenziale. Il film, uscito al cinema da poco e ancora reperibile nei multisala è stato oggetto di numerose critiche, ricevendo tante recensioni negative quante positive. Una delle motivazioni che ha causato la negatività ricevuta è stata, probabilmente, la presentazione della pellicola come un giallo thriller, quando si tratta, a tutti gli effetti, di quella che appare principalmente una commedia. La storia, ambientata a Londra , verge attorno all’omicidio di un regista americano che avrebbe dovuto creare una versione per cinema dello spettacolo “trappola per topi “ ispirato al celebre romanzo di Agatha Christie
I personaggi coinvolti nell’omicidio sono archetipi teatrali in tutto e per tutto, il bello sicuro di se, il produttore che tradisce la moglie, la donna d’affari che pensa solo ai soldi, e così via; gli unici che provano ad uscire da questi schemi sono i due poliziotti che conducono l’indagine, l’ ispettore Stoppard e l’agente Stalker, elementi totalmente contrapposti che in teoria si dovrebbero auto equilibrare perfettamente, ma che , soprattutto nel caso di Stalker risultano talvolta forzatamente incastrati nel proprio ruolo, portando, si, avanti la trama, ma in modo innaturale.
Il film è costellato di un’ironia molto godibile, insultando e ridicolizzando gli schemi narrativi, tipici della Christie, nello stesso momento in cui li ripropone o li stravolge di proposito, si tratta di una vera e propria caricatura, interpretabile anche come un elogio allo stile narrativo cui fa riferimento, vero è, però, che se da una parte tutto questo arricchisce il film dall’altra è probabilmente la sua maggiore nota di merito, la storia è frenetica e da poco tempo per assorbire le nuove informazioni prima di passare alle successive, inoltre, anche se prova a depistare lo spettatore l’assassino è evidente quasi subito anche prima di comprenderne il movente; su questa nota bisogna anche ammettere, che almeno due degli indizi sono molto evidenti, tanto da far pensare ad una scelta narrativa, ma non abbastanza da convincere lo spettatore che sia effettivamente così.
Nonostante i suoi difetti, l’umorismo inglese e lo stile autoironico del film lo rendono non solo bello da vedere ma anche da rivedere, con un cast di tutto rispetto e quel richiamo divertente alle opere che hanno ispirato il genere.