Di Federica Nicolosi. Vi siete mai chiesti come sarebbe la nostra vita senza la musica?
“La musica allunga la vita” hanno esordito ricercatori e studiosi che hanno esaminato la sua forte influenza sull’ambito medico, comunicativo, relazionale, facilitando l’apprendimento e promuovendo il benessere psicologico della persona.
La musica è sempre stata la colonna sonora della mia vita, personalmente mi ha sempre aiutata ad esprimere le mie emozioni quando io stessa facevo fatica a tirarle fuori, migliorando il mio umore. È l’unico appiglio in un mondo di mostri, ho sempre esordito: “musica è cura” non pensando che cura lo fosse realmente.
Alcuni dei momenti più significativi della nostra vita sono associati alla musica che conserva meticolosamente ogni nostro ricordo, bello o brutto che sia.
Favorisce una connessione profonda con gli altri ma anche con noi stessi perché è l’unica capace ad entrare negli aspetti più profondi di ognuno di noi, strappando il velo che circonda la nostra anima.
Ci aiuta a relazionarci, condividendo i nostri gusti musicali e cantando a squarcia gola le canzoni ai concerti.
In altre parole, la musica dice chi sei.
Ma non è solo questo, ha un potere curativo molto più forte di quanto noi possiamo immaginare e lo dimostrano numerose ricerche sul campo della musico terapia.
Distinguiamo due modalità di quest’ultima:
la musico terapia passiva o ricettiva che utilizza l’ascolto come principale strumento per promuovere un cambiamento e risolvere il problema di una persona e quella attiva che si avvale dell’interazione tra terapeuta e paziente mediata dall’utilizzo della voce o di uno strumento, con lo scopo di instaurare una relazione efficace.
È generalmente associata alle pratiche terapeutiche quali autismo e ritardo mentale, può essere applicata sia agli adulti che ai bambini di tenera età. È un grande strumento nelle terapie di riabilitazione, può essere impiegata come sostegno psicologico ai malati di cancro, HIV e ai malati terminali.
Può essere utilizzata anche nei casi di depressione, ansia, stress, difficoltà relazionali, ma anche dipendenze e abusi; nel settore neurologico il morbo di Parkinson e di Alzheimer, e vari tipi di demenze.
I pazienti con Parkinson che hanno la possibilità di familiarizzare con la musica, possono trarre dal ritmo e dalla struttura di questa un beneficio per allenare e migliorare il movimento, le abilità del linguaggio, le funzioni cognitive e il benessere emotivo.
Chi soffre di Alzheimer, invece, riesce a migliorare la propria memoria collegando determinate melodie ad uno specifico momento della propria vita.
La musicoterapia ha prodotto una riduzione dell’ansia e dello stress di pazienti ricoverati in reparti di terapia intensiva.
In ambito scolastico può rappresentare uno strumento efficace per favorire l’integrazione sociale, diminuire o risolvere i problemi comportamentali, gli atteggiamenti di aggressività, la mancanza di autostima e altri tipi di disagio che possono derivare da fattori legati al contesto familiare, sociale o ambientale.
Una recente ricerca fatta a giovani tra i 19 e i 28 anni, ha messo in evidenza come la musica viene usata per curare la depressione e in che maniera la utilizzano:
Alcuni ascoltano musica opposta all’umore negativo che provano, nel tentativo di cambiarlo, altri invece preferiscono ascoltare canzoni che rispecchiano il loro umore attuale, affrontando e vivendosi tutto il proprio dolore, imparando a superarlo.
I risultati hanno indicato come vincitore il secondo metodo, d’altronde scappare non serve a nulla.
Potrebbe essere utile promuovere maggiore consapevolezza e utilizzare il potere della musica per migliorare qualsiasi altro tipo di stato emotivo negativo.
Un’altra interessante ricerca riguarda l’effetto di alcuni brani tratti dall’album Somerset SonicAid dal titolo: “Music to inspire positive thinking”, sulla depressione e sui sintomi associati a essa. I quali risultati hanno rilevato cambiamenti significativi nella qualità del sonno, della vita e l’anedonia.
Dunque, la musica non può essere ridotta in sole sette note musicali, mette in play le nostre emozioni e i nostri stati d’animo e mette in pausa ciò che occorre mettere da parte, così svegliandoci dal coma della vita.