Di Alessandra Di Stefano. Quante volte ci è capitato, ascoltando la nostra voce, magari riproducendo un video o un
messaggio vocale inviato su Whatsapp, di pensare “davvero parlo così?”. La domanda è
seguita, nella maggior parte dei casi, da affermazioni come “che schifo” o altre domande
esistenziali tipo “come fa la gente a non ridere quando apro bocca?”. Evitando drammi inutili
ed esagerati, la risposta più semplice e corretta è che non abbiamo un orecchio allenato su
noi stessi e non siamo abituati a sentirci come gli altri ci avvertono. Però, se pensiamo di
avere una voce non gradevole è perché magari, a volte, lo è. Se è vero che non abbiamo
una cultura allenata del sentire, è altrettanto vero che non siamo istruiti sul parlare. E’ una
cosa che impariamo da piccoli, come mangiare e camminare, ma questo sottintende che noi
lo facciamo bene? Affidiamo davvero tutta la nostra vita ad un’abilità che è stata acquisita
quando avevamo 10 mesi?
Dopo una amichevole chiacchierata con Aurora Di Marcantonio, cantante, vocal coach e
studentessa di Logopedia presso l’università Tor Vergata di Roma, ho avuto la conferma di
quanto la voce sia un elemento fondamentale nella vita di ognuno di noi. Non entrerò nel
discorso da un punto di vista medico, prediligendo un ragionamento sull’estetica della voce,
fondamentale ai fini artistici e non solo.
La voce è il nostro biglietto da visita, ed insieme all’aspetto fisico, è ciò che ci mostra al
mondo. Per questo è necessario saperne di più, poiché non è un elemento che può essere
trascurato nella nostra vita. Curare la nostra immagine, non ci rende inevitabilmente
superficiali; allo stesso modo, educare la nostra voce può rivelarsi utile sotto molti aspetti.
L’errore più grave è pensare che compiere uno studio sulla voce sia una cosa esclusiva dei
lavoratori dello spettacolo. Ovvio che per chi è cantante, o attore, risulta fondamentale avere
pieno controllo su questo strumento. Avere disciplina vocale, porta un artista ad avere anche
una maggiore gestione emotiva, necessaria durante l’interpretazione di un brano affinché il
messaggio venga recepito in modo chiaro, profondo e fruibile. Gli studi che compiono gli
artisti, infatti, non sono da sottovalutare. Si può pensare che sia semplice e divertente
studiare un pezzo ed interpretarlo, ma il percorso è molto più complesso. Prendiamo come
esempio un cantante. Per rendere la propria voce uno strumento efficace da poter utilizzare
nel migliori dei modi, bisogna avere una profonda conoscenza di sé. E’ indispensabile
comprendere i propri punti deboli così da poterli risolvere, e soprattutto tutti i propri pregi,
così da poterci investire. Entrare in contatto con una parte così intrinseca di noi stessi ha un
forte impatto emotivo, e spesso è difficile costruirci sopra. Si deve prendere in
considerazione l’eventualità di distruggere delle certezze che si hanno per poter aprire
nuove strade. E se le certezze in questione riguardano uno strumento che noi utilizziamo
tutto il giorno, tutti i giorni, anche nel privato, la destabilizzazione può essere molto forte.
Aurora mi ha confermato che molti allievi, di qualsiasi età, provano grandi difficoltà ad
esporsi durante le lezioni, anche individuali. Quando si allena la voce può capitare di sentirsi
a disagio per vari motivi, dalla convinzione di non essere in grado di emettere determinate
note, specialmente quelle alte, al non riconoscere e non accettare la “nuova” voce che sta
iniziando ad uscire, al più basilare imbarazzo dovuto dai suoni, a volte bizzarri, che si
producono durante gli esercizi propedeutici al lavoro. Per questo è fondamentale che
l’insegnante sia sempre delicato e rispettoso durante il processo. Cantare, e in generale
lavorare sulla propria voce, rende vulnerabili, ma è un ottimo passo da compiere per
raggiungere una conoscenza più ampia di sé stessi. Per questo mi sento di affermare che
molti, se non tutti, dovrebbero sfruttare questo lavoro anche senza nessun fine artistico, ma

per ottenere il massimo rendimento da uno strumento che può dare molta fiducia in sé
stessi.

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