Di Alessandro Gibertini. Vi ricordate quando Celentano cantava “L’Emozione Non Ha Voce”? Beh, in questo caso, io qualche parola dovrò pur trovarla. Il corso di giornalismo televisivo sarà, per me, un ricordo indelebile. Quindi, perché tenerlo nascosto? In fondo la vita è un racconto. Una storia può solo che aprire nuovi orizzonti. La memoria di chi c’è oggi, sarà quella di domani. Vado avanti con questa convinzione. Se state leggendo il MIO capitolo, probabilmente conoscerete il prof. Marco Palma. Un personaggio quantomeno “curioso”. Sempre elegante, in giacca e cravatta. Potrà anche picchiare il sole più caldo dell’anno, ma lui sarà perennemente (e professionalmente) in veste di lino, a volte azzurra, a volte marrone, come gira il vento. 70 anni di esperienza e classe. Si può pensare che un uomo così sia ineluttabile, ma tutt’altro. Scende spesso a compromessi con i propri studenti, sentendo la loro opinione o carpendo i problemi che li attanagliano. E non è da tutti, ve lo assicuro. Il suo insegnamento non prevede libri. Strano, vero? Tra telefoni e sottolineature in matita non riusciamo più a guardarci in faccia, parlare, ridere. Con lui, tutto si risolve nel dialogo, nell’osservazione e nelle prospettive. Molta pratica, teoria che rasenta lo zero. Arduo, ma funzionale. Il mio rapporto con il corso è stato, fin da subito, positivo. Immaginate un ragazzo di 20 anni, timido, con poca autostima e svuotato dalle circostanze. Bene, ora conoscete il “vecchio” Alessandro, Ale, Gibbo. Le sei ore settimanali con il professore e gli altri ragazzi sono riuscite a distrarmi da una vita che mi deludeva continuamente. Mettermi in gioco, rischiando a volte, ha fatto uscire il meglio di me. Un cambiamento radicale che non mi sarei mai aspettato. E chissà quante sfumature differenti dei “colleghi” sono riuscito a intravedere e a condividere… Quant’è bello quando ognuno dice la propria, senza limitazioni, senza freni inibitori? Il cammino sarebbe stato tortuoso senza compagnia. Quando corri e qualcuno ti viene dietro, penso sia la soddisfazione più grande. Ed ecco che nasce un gruppo di amici. Non abbiamo mai dato peso alla distanza tra di noi. Anzi, se possibile, i chilometri del tragitto Pomezia-Tor Vergata hanno forgiato il nostro rapporto su basi solidissime. Infine, negli ultimi due mesi, ho persino riscoperto la facoltà di innamorarsi: dei momenti, degli sguardi, dei gesti. Sono riuscito a trovare una persona capace di risanare le crepe del mio cuore. O almeno, me ne ha dato l’illusione. Alla fine viviamo di questo, no? Nell’attesa, nel sogno, nella speranza. La ringrazierò per sempre. Trovare armonia nel dolore e nelle difficoltà è stato magico. Per un attimo, quei “terremoti in terra rossa” sono stati avvolti da un alone di mistero e complicità. E me lo sono goduto a pieno. Non te l’ho mai detto. Ciao T33, “A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni” (Alessandro Baricco).