Di Sara Scarozza. Un bravo giornalista deve sempre avere le parole a portata di mano per poter raccontare quello che gli si presenta davanti, forse in questo caso trovare i termini giusti per raccontare il corso di giornalismo televisivo del Professor. Marco Palma mi risulta più che difficile.
La mia è una storia un pò diversa, non sono stata la studentessa standard che va alle lezioni, scrive gli articoli, fa le inchieste ed è sempre presente seduta tra quei banchi con la meno alzata. Dopo aver seguito per un anno intero il laboratorio di redazione giornalistica, ero stra felice di iniziare giornalismo televisivo, era per me una nuova avventura e un modo nuovo per mettermi in gioco. Solo che il mio corso è iniziato qualche decina di minuti prima rispetto agli altri, quando mi sono ritrovata a parlare a quattrocchi con il professore, nel suo ufficio, della mia malattia che avevo scoperto poco prima e che mi avrebbe accompagnato per il resto della mia vita, andando a influenzare irrimediabilmente la mia vita universitaria.
Un altro professore se ne sarebbe altamente fregato della salute di uno dei centinaio di studenti a cui insegnava, una pacca sulla spalla e tornavi ad essere come tutti gli altri. Per il professore non è stato così, dal principio mi è stato accanto supportandomi in ogni visita, ricovero, giornate al pronto soccorso e settimane intere dove stavo tutto tranne che bene. Non mancava mai il suo messaggio per chiedere qualche aggiornamento sulla mia salute o semplicemente sapere il mio stato d’animo.
Il mio corso è stato tutto tranne che ordinario, lezioni seguite a distanza, tanti articoli e i corridoi dell’ospedale con i viaggi in ambulanza sono stati le mie inchieste. Sono riuscita a parlare della mia malattia per la prima volta, attraverso un dibattito davanti a una trentina di persone, o meglio dire estranei, che stavano percorrendo lo stesso corso insieme a me, solo loro in modo ordinario, senza essere compatita ma supportata e ammirata.
Non sono la persona giusta per raccontare la mia storia e la mia impressione su questo corso perchè il mio è stato un viaggio fuori dai binari, però posso raccontare delle persone che ho incontrato lungo il mio percorso. Non ho trovato un professore ma un “amico” e un punto di riferimento che oramai mi conosce benissimo, non ho trovato semplici colleghi di corso che mi hanno compatito, ma persone che mi supportano e mi vedono con ammirazione per quello che faccio e che lo porto avanti nonostante la sclerosi multipla che mi fa compagnia.
Il mio non è stata il classico corso, ha avuto più bassi che alti, però è stato di una bellezza unica e irripetibile.