Di Sofia Di Stefano.
La quotidianità ormai è scandita dalle app social. La loro popolarità si diffonde anche e soprattutto nelle nuove generazioni, a preoccupare la loro mancata esperienza nel gestire il web, il quale nasconde dei lati oscuri.
Notizia di pochi giorni fa, la challenge diffusa da Tiktok, noto social network, finito al centro di polemiche e indagini dell’antitrust per essere strumento di spionaggio e tracciamento governativo, incentiva a procurarsi una cicatrice alla francese, pizzicandosi con due dita gli zigomi fino a farsi venire degli ematomi.
Lo scopo dietro a questo nuovo trend sarebbe quello di fingere di aver partecipato a uno scontro fisico e avere un aspetto da duro. Una challenge che ha avuto origine in Francia per poi approdare sui banchi delle scuole romane e di tutta Italia.
Non è la prima volta che tramite Tiktok si diffondono challenge pericolose.
La skull breaker, un balletto apparentemente innocuo, che diventa incubo quando due dei tre partecipanti cercano di far cadere a terra un terzo. Ciò ha provocato dei ricoveri urgenti per delle ferite profonde alla testa.
La fire challenge consiste nel dare fuoco ad oggetti per poi giocare con le fiamme. Un ragazzo riportando gravi ustioni su tutto il corpo, è stato ricoverato urgentemente in pediatria all’ospedale Meyer di Firenze.
Ne cito una terza, la blackout challenge, legarsi una corda intorno al collo per mettere alla prova la propria resistenza. Una sfida orribile che ha causato un’arresto cardiaco ad una bambina palermitana di 10 anni.
La Francia ha approvato un disegno di legge che innalza l’età minima per possedere un social a 15 anni, innescando una manovra simile nel governo italiano, il quale definisce a 16 anni l’età minima per possedere un social, ma sarebbe necessaria una verifica dell’identità tramite spid.
Un universo in continua trasformazione, oltre il possibile. Una rete che collega i punti estremi del globo, ma che cela dei lati oscuri, delle trappole mortali per persone fragili e che nel web trovano il loro rifugio.