Di Alex Sau. Anno brutto per la Nike, la multinazionale statunitense che produce calzature, abbigliamento e vari accessori sportivi.
Mentre la Converse e l’Adidas ebbero percentuali di vendita e di crescita più alte, la Nike si vide sempre più in basso, con una percentuale che non andava oltre il 17%. Ma una carta ancora da giocare…da rischiare. Per far crescere il comparto basket, decisero di puntare tutto su, l’allora semisconosciuto ”MJ”, Michael Jordan. In lui si è visto il futuro, la speranza e la voglia di volare. Come se già si sapesse il suo cammino, fatto sì di dolori, ma anche di altrettante gioie.
La fiducia della famiglia, che non lo ha mai abbandonato, la visione di una madre che conosce il valore dell’immenso talento di suo figlio e il ”fenomeno” della pallacanestro, diventato poi il più grande di tutti i tempi.
Nello sport, così come nella vita, se si vuole qualcosa che ancora non si ha, si deve fare qualcosa che ancora non è stato fatto.
Impegnarsi, lottare, cadere, fallire, se necessario. Questa è la ricetta per la riuscita. Quel qualcosa che sembra un miraggio. Miraggio, fin quando non lo si raggiunge.
Ricordando di dare sempre spazio all’unione e all’amicizia, che sono a loro volta valori che spingono nella giusta direzione verso il successo.
”AIR” insegna proprio questo. La forza della connessione di un’azienda allo sbando, la fiducia reciproca tra ogni dipendente, la razionalità e la pazzia di rischiare al momento giusto, con un solo obiettivo: vincere.
Storia piena di coraggio, determinazione, visione e rivoluzione. Un jolly giocato al momento adatto, quello di scommettere su un rookie. Un promettente che doveva ancora entrare in Nba, creando una scarpa ad hoc per lui e cambiando il mondo delle sneakers.
Un’impresa che con in gioco il proprio futuro ha creduto in Michael Jordan. L’uomo che ha infranto ogni record, colui che ha saputo accettare di sbagliare, di fallire, ma soprattutto di rialzarsi e vincere ogni tipo di sfida.