Di Cristian Salvatore Miglietta.
A sfidarsi con la spada non ci si ferisce sempre. Anzi, spesso si conquistano premi che valgono più dell’oro: una rivalità che sfocia in un rispetto amichevole. Lo hanno testimoniato Gaia Traditi delle Fiamme Oro ed Emilia Rossatti dell’Accademia Bernardi Ferrara durante la finale femminile dei campionati italiani Under 23 di scherma.
Mancano diciassette secondi alla fine di un lungo match durato già nove minuti quando Gaia Traditi, che conduce la finale sul 12-9, mentre indietreggia per tenere a bada l’avversaria che tenta la rimonta crolla a terra. Appoggiare male il piede le costa un infortunio alla caviglia. La rivale Rossatti la aiuta a rialzarsi come farebbe un’amica prima che una rivale, percependo la gravità, e il match ricomincia dopo cinque minuti di pausa per l’intervento medico. Ma ciò che fa Rossatti sorprende tutto il pubblico, che accoglie lei e il suo maestro Riccardo Schiavana con una standing ovation. Rossatti decide di non tirare, congela il risultato precedente all’infortunio e cede la vittoria alla rivale.
Viviamo in una società ipercompetitiva dove primeggiare sull’altro sembra il primo punto all’ordine del giorno. Ce lo insegnano dalle scuole elementari, creando differenze tra i più bravi e meritevoli e quelli meno bravi. Un’energia di prevalsa che sfocia in eventi tristi, come le guerriglie tra ultras e gli insulti durante le partite. Il valore dello sport, tuttavia, non si consuma nella mera competizione. Lo sport è, e resta, una gara solamente con sé stessi e con ciò che si era il giorno precedente. Resta un momento di aggregazione, di grandi esempi, di eroi che nascono e si evolvono in modelli da seguire.
Le azioni di Rossatti, in un contesto simile, diventano un atto rivoluzionario, di pace. Nella scherma diciassette secondi sono abbastanza per ribaltare una distanza così piccola, specialmente se il proprio avversario ha subito un infortunio simile. Rossatti avrebbe potuto colmare la distanza, ma si è allontanata per riempire quel vuoto sportivo e giornalistico che di fair-play non parla mai abbastanza.