Di Antonio Compagno.La pandemia COVID-19 e le misure restrittive per il contenimento della malattia hanno stravolto la vita dei bambini e adolescenti. I più giovani hanno risentito notevolmente del cambiamento delle proprie abitudini, privati dei loro spazi educativi e scolastici, così come di quelli ricreativi e sportivi. Il disorientamento, e la fatica, che ciò ha prodotto nei teenager è stato ampiamente sottovalutato, quando non riconosciuto per nulla, a tutti i livelli. Questa è la tematica affrontata dall’ultimo film di Paolo Ruffini, “Ragazzaccio”.
Questo prodotto drammatico italiano è uscito nelle sale nel novembre del 2022 e attraverso la storia di Mattia, adolescente problematico e dedito ad atti di cyberbullismo nel periodo del lockdown, parla del disagio che gli adolescenti hanno dovuto affrontare durante la pandemia. La prima caratteristica da notificare è la scelta del cast: c’è una grande varietà di “nuove leve” all’interno del film, partendo in primis dal protagonista, Alessandro Bisegna, e dalla ragazza di cui si innamorerà, Jenny De Nucci, ma la parte più profonda ci viene donata dalle incredibili perfomances di Massimo Ghini, il padre infermiere sfiancato dai turni di lavoro insostenibili, Sabrina Impacciatore, la madre nevrotica e frustrata, stremata dall’ansia di non poter uscire di casa, e Beppe Fiorello, il professore di letteratura italiana, l’unico in grado di scalfire la corazza di Mattia, il quale grazie all’aiuto del professore riuscirà a comprendere alcune dinamiche e ad affrontare gli spettri del passato. “Ragazzaccio” sceglie di affrontare il tema del lockdown e sicuramente non è un unicum da questo punto di vista: precedentemente è stato raccontato in una forma divertente, ossia “Lockdown all’italiana” di Enrico Vanzina, e in una forma più seriosa, con “State a casa” di Roan Johnson. La cosa positiva che differenzia questo film dagli altri suoi simili è l’intento di approdare nel mondo che è stato meno raccontato, ma al tempo stesso quello che ha subito di più l’isolamento, quello degli adolescenti. In ultima istanza, la sceneggiatura è carica di sensibilità e di realtà ma è da citare come uno dei lati negativi del film: spesso pecca di qualche forzatura, come il gergo dei ragazzi sul quale si insiste troppo, oppure di momenti eccessivamente drammatici per cercare di arrivare al cuore degli spettatori, che spesso però risulta, per utilizzare un termine estraneo ai Boomer, cringe.
La ricerca “I care” condotta presso l’Università degli Studi di Palermo evidenzia che durante il periodo di lockdown in Italia il 35% degli adolescenti abbia provato sentimenti di ansia e disagio, il 32% bassi livelli di ottimismo e il 50% basse aspettative per il futuro. Particolare attenzione meritano anche gli adolescenti che hanno contratto il COVID-19. Dai dati raccolti dal Policlinico Umberto I di Roma emerge che in circa il 20% dei casi essi riportano problemi di tipo psicologico come ansia, depressione, paura di quello che è successo o potrà succedere.
“Ragazzaccio” ripercorre i momenti salienti della nostra storia recente e ci racconta una situazione che vale la pena essere raccontata: quella di un mondo degli adulti che fa fatica a comprendere quello degli adolescenti e l’universo dei teenager che non si sente assolutamente capito, che ha delle cose da dire ma non sa come, che ha una voce che non sa tirare fuori; questo film riesce a tirar fuori quella voce.