Di Cristian Salvatore Miglietta. Quando si ascolta una canzone, ci concentriamo sulle parole. Il testo svela l’anima del cantante, ci avvolge di emozioni e ci lascia a rimuginare sulle nostre esperienze, che siano positive o negative. Se invece è una colonna sonora quella che ci troviamo ad ascoltare, ci lasciamo attorniare dalle note che il compositore ha scelto per toccarci le corde del cuore. C’è poi chi, come Emi Evans, utilizza un linguaggio totalmente inventato per emozionare chi la ascolta.
Un linguaggio definito “del caos”, prendendo elementi da ogni lingua del mondo e immaginandoli lontani migliaia di anni. Nascono così le nenie di Emi Evans, la cantante britannica famosa nel mondo videoludico grazie alle collaborazioni con diversi illustri compositori. Dark Souls, Granblue Fantasy e NieR sono solo alcuni dei videogiochi per i quali la cantante ha prestato la propria voce eterea.
Emi Evans non ha una formazione in linguistica e, come ha raccontato in diverse occasioni, associa la melodia a una lingua per poi rubarne i suoni e i fonemi. Uno dei brani più famosi, Grandma, trae ispirazione dal francese attraverso i suoi toni tormentati, dalle note alte sommesse e malinconiche. Si dice che sia stata così brava da aver registrato il brano perfettamente al primo tentativo. Non si pensi, poi, che si tratta solamente di un grammelot più ragionato: Emi Evans scrive dei testi ben precisi, replicabili, con un senso sconosciuto a chi non sa cifrare quelle parole ma che si può ancora percepire, purché si ascolti con la giusta attenzione.
Molte persone considerano i brani realizzati per delle opere, come spettacoli teatrali, film e videogiochi, una “non musica”, qualcosa creato a uno scopo non artistico ma di accompagnamento. Eppure la ricerca e lo studio linguistico di Emi Evans, che parta dall’inglese o dal gaelico, dimostrano invece che fare musica ha molte sfaccettature, in modo non troppo diverso dalle altre arti. Parole graffianti, melanconiche, scritte in una lingua lontana dal nostro tempo ma vicina al nostro sentire, al nostro essere umani.