Di Roberta Auriti. La tensione,la paura, gli attimi determinanti prima di capire cosa stesse succedendo e poi un profondo vuoto da parte di chi,attraverso gli schermi,ha assistito allo spezzarsi di una vita .
Vincent aveva iniziato ingenuamente a fare e postare semplici video nella sua stanza a Bologna, dove esprimeva la sua creatività e poteva sentirsi se stesso, mascherato come il personaggio di uno dei più noti videogame di guerra: Call Of Duty.
Dopo le false accuse di pedofilia e le cattiverie sul suo conto il ragazzo ventitreenne era stato risucchiato in un vortice buio di cyberbullismo,perdendo contatti con la realtà e perdendo sempre di più se stesso.
Si è ritrovato da solo, ancora una volta nella sua cameretta, dove aveva iniziato ad esprimersi per essere felice, combattendo con la consapevolezza che i suoi 300 mila amici virtuali lo additavano come un qualcosa che lui non era.
Il giovane terrorizzato anche ad uscire di casa per le minacce ricevute e oppresso, schiacciato, da tutto e tutti ha preso una decisione monodirezionale: ha acceso il telefono, ha avviato una live su tik tok e si è tolto la vita. Subito il social cinese ha oscurato il suo profilo facendo scomparire ogni traccia dell’esistenza di Vincent.
Questa è la storia di Vincent, che si è tolto la vita perché vittima di cyberbullismo.