Di Edoardo Pacioni. Baggio, Del Piero, Totti, Pirlo, Buffon. Cosa hanno in comune questi nomi? Tutti hanno fatto la storia del calcio italiano dimostrando di essere calciatori fuori dal comune. 

 

Sappiamo che questi nomi provocano nostalgia, e questo è dovuto a un motivo ben preciso. Nell’era del calcio moderno non c’è un “fenomeno” italiano, quel giocatore che in mezzo al campo è in grado di cambiare le sorti di una partita.

 

Negli altri stati europei, giovani come Lamine Yamal a soli 15 anni fanno il proprio esordio in prima maglia con squadre come il Barcellona, in Italia questo ricambio è in stato preoccupante.

 

Piuttosto che dar spazio a giovani promettenti, vengono preferiti giocatori con più anni di esperienza che offronopiù sicurezza dal punto di vista fisico e tattico. Tuttavia uscire dalla comfort zone è un passo fondamentale che ogni squadra prima o poi è destinata a compiere.

 

Spostiamoci in Germania per un momento e osserviamo il Borussia Dortmund.

Due ex gioielli della squadra di Dortmund, Haaland e Bellingham, in Italia non avrebbero mai avuto così facilmente la possibilità di giocare in prima squadra mostrare il proprio valore. 

 

Guardiamo ora dove sono, Bellingham capocannoniere del Real Madrid e candidato numero uno come premio “Golden Boy” mentre Haaland è reduce di una stagione assurda con il City di Guardiola con più di un gol a partita senza contare che è in lotta contro Messi per vincere il pallone d’oro di quest’anno.

 

Quindi sì, far giocare i giovani, questo è un problema anzi, il problema del calcio italiano. Concedendo pochi minuti a un giocatore non può rivelare il suo vero talento, magariabbiamo sotto il naso il prossimo Pirlo ma al momento è solamente una riserva o gioca in campionati al di sotto della Serie A.

 

Perché sì, se ai giovani italiani non viene dato spazio in Serie A, è impossibile scoprire i nuovi volti del futuro del calcio italiano.

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