Di Luca Iglio. È un normalissimo giorno di ottobre e stai per completare il tuo piano studi. Stai inserendo negli esami a scelta il corso “Giornalismo Televisivo” da 12 CFU. Pensi ad un classico corso universitario: 2/3 libri di testo, spiegazioni frontali da parte del prof…insomma tutto ció che uno studente vive ogni giorno di Università.
Arriva il primo giorno di lezione, prendi posto nella famosa (e poi capirete il perché di questo attributo) T33 e aspetti che la lezione abbia inizio. Neanche il tempo di cominciare che subito il professore esordisce con una frase, che fino ad allora non avevo mai sentito: “Nel mio corso non ci sono libri di testo, quello che insegno è un giornalismo di vita, un giornalismo sul campo”. Già dai primi dieci minuti di lezione (forse anche meno) ti accorgi di non essere in un corso accademico come altri, ma piuttosto sembri trasportato nel film “L’attimo fuggente”; dove il professor Keating viene impersonato dal professor Palma, in grado di sovvertire qualsiasi ordine prestabilito all’interno dell’università stessa. Le ore del corso passano inesorabili, tra racconti di vita ed esperienze dirette dei miei stessi colleghi di corso, che mai avrei immaginato di sentire. Storie a volete felici, altre volte invece dure, sofferte, ma pur sempre esperienze di vita vere…perché in questo corso “non si pettinano bambole” e perché nella vita esistono i contrattempi, che spesso possono essere negativi ed abbatterci. Da subito la T33 ti avvolge, diventa un luogo sicuro in cui poter esprimersi senza nessun timore, dove le idee di ogni singolo studente contato allo stesso modo. Diventa un luogo in cui il mondo esterno scompare, sei proiettato in un universo parallelo. All’interno di quest’aula ho trovato colleghi pronti ad ascoltarmi, a supportarmi ma anche a criticarmi per aiutarmi a crescere e migliorare. Ho trovato ragazzi e ragazze con cui ho stretto rapporti incredibili, che sono sicuro dureranno nel tempo.Tutto ciò che ho vissuto all’interno di questo corso, mi rimarrà dentro per sempre , perché esperienze così non si possono cancellare…e anche se si potesse farlo, penso che nessuno avrebbe mai il coraggio di prendere una decisione simile. Mi mancherà la routine che mi teneva impegnato il lunedì e il venerdì, tra l’ascolto di esperienze di vita, simulazioni di tg, stesura di articoli; ma anche i vari confronti con ogni singolo collega.
Ringrazio tutti i miei colleghi di corso, che ci hanno sempre messo la faccia, facendo valere le proprie idee ed opinioni; ringrazio Simone, assistente fidato del professore, che ha svolto un lavoro egregio nel passare ogni nostro singolo articolo, sostituendo il prof.re nei suoi momenti di assenza dettati dal lavoro, e per essere stato sempre presente per qualsiasi necessità. Ringrazio immensamente il Professore, con la “P” maiuscola, per ciò che mi ha insegnato e ciò che mi ha trasmesso; soprattutto per tutta l’attenzione che ha dedicato ad ogni singolo studente, lasciando ognuno di noi libero di esprimersi, in base alle proprie idee ed esperienze. Ma lo ringrazio soprattutto per aver fatto capire ad ognuno di noi che la parola “Ormai” non deve esistere nel vocabolario di noi ragazzi e ragazze a quest’età, qualsiasi cosa succeda nella nostra vita.
Il “giornalismo di vita” è un qualcosa che ormai è impresso dentro di me, e che mai andrà via, come una scultura di marmo che ormai ha preso la sua forma e non potrà mai essere abbattuta.
Mi mancherà tutto questo: il nostro spazio sicuro della T33 e tutto ciò che si è venuto a creare con questo corso, anche semplicemente un classico “buongiorno” o “buonanotte”, che eravamo soliti mandarci ogni singolo giorno sul nostro gruppo Whatsapp.
Quel che è certo è che tengo con me tutte le esperienze, i ricordi e ogni singolo istante che ho vissuto in questo corso. Sarà un’esperienza che porterò per sempre con me e che mi accompagnerà in ogni momento della mia vita. Perché si sa, quest’ultima è un continuo carpe diem.
Ringrazio ancora quel normalissimo giorno di ottobre.