Di Abraham Bisignano. Alfa Romeo presenta in gran stile la sua nuova Milano, rebrandizzata dopo poche ore con il nome Junior, e lo fa nell’omonima città dove 113 anni fa nacque la casa del biscione.
Più di un secolo di storia fatta di auto incredibili, dallo stile e dal design unico, e che ha visto oggi esordire un crossover dalle linee spigolose e taglienti, ma dallo stile che di Alfa, purtroppo, ha davvero poco.
Se già con Tonale infatti gli alfisti hanno storto il naso, con un design diverso ma non stravolto rispetto a quello delle storiche Alfa, con questa Junior ci si allontana completamente da quei dettami stilistici che da sempre hanno contraddistinto la casa del biscione, con quella mascherina frontale triangolare, certo iconica, ma a fare il verso a quella delle celebri Alfa di un tempo.
Sia chiaro, introdurre novità stilistiche è chiaramente parte di quell’innovazione, necessaria per la crescita e lo sviluppo di un brand.
Tuttavia, se guardiamo alle case tedesche, quelle alle quali da anni Alfa Romeo cerca di “rubare” clienti, è ben riconoscibile l’identità del brand nelle singole vetture, ed ognuna, nonostante le ovvie differenze, è in un qualche modo assimilabile all’altra; una cosa che tra Giulia e Junior, ad esempio, è quasi del tutto impossibile fare.
Alfa Romeo introduce sì qualcosa di nuovo, stravolgendo le carte in tavola e portando un Mini Suv inedito per la casa, ma non tiene conto di quella grande fetta di alfisti, e in generale di appassionati, che hanno sempre avuto l’occhio dalla loro parte.
Oggi il mercato ci dice che, in Europa e non solo, i suv piacciono tanto ai consumatori, ma ciò non vuol dire eliminare quella storia e quell’identità personale che da sempre sono state il simbolo di una delle case più iconiche del nostro paese.
E questo sinceramente in Stellantis sarebbe opportuno domandarselo, visto tutto il processo di rifondazione e ricostruzione che va avanti da tempo in Alfa Romeo.
Perciò, sebbene sia giusto investire su una fetta di mercato molto prolifica in questo momento, sarebbe altrettanto giusto investire su quel design, unico e distintivo, simbolo della casa del biscione, non portando solo una “nuova” vettura con scopiazzate qui e là agli altri modelli del gruppo Stellantis (e non solo).
Perché è giusto e sacrosanto investire sul marchio, ma ribaltarlo “come un calzino” significa solo gettare nel dimenticatoio più di 100 anni di storia del marchio, cancellando quella brand identity che ha sempre caratterizzato Alfa Romeo.
Eppure al peggio non v’è mai fine, perché se dapprima il nome Milano poteva essere l’unico accenno all’ “italianità” di questa nuova vettura, adesso neanche quest’ultimo è più presente, dopo il rebranding a seguito delle polemiche col governo italiano.
Una caduta di stile… questa volta letteralmente, e su tutti i fronti.