Di Francesco Fefè. Con la vittoria nella stracittadina, l’Inter di Simone Inzaghi si è laureata campione d’Italia 23/24 con cinque giornate di anticipo. Bandiere ovunque davanti al Duomo, caroselli e festa grande in un San Siro subito svuotato dai cugini milanisti. Questo successo, però, ha un doppio volto: da un lato c’è il campo, in cui risplende di meraviglia la giostra costruita alla perfezione da Inzaghi; dall’altro ci sono il gelo dei conti della società, i debiti, i prestiti a interessi da record. Una luna che mostra il suo lato migliore, nascondendo quello più buio e freddo. I conti in rosso spingono tifosi e opinionisti a chiedersi se una società che vinca il campionato in questo modo non abbia problemi di bilancio. La risposta più istintiva è sì. Il presidente Zhang è tallonato soprattutto dall’UEFA che, con i suoi rigidi paletti per il FairPlay Finanziario, rende ancora più complessa la situazione economica della società meneghina. Ma facciamo un passo alla volta. A maggio una delle società che il presidente Zhang usa per controllare l’Inter dovrà ripagare un prestito con il tasso al 12% ricevuto tre anni fa dalla società statunitense Oaktree. Se ciò non dovesse accadere, gli americani diventerebbero proprietari a tutti gli effetti della squadra neocampione d’Italia. Non è possibile rifinanziare il prestito, ma un nuovo accordo con un’altra società canadese, la Pimco (400 milioni di euro circa), permetterebbe di evitare, almeno per il momento, una tragedia finanziaria e uno scenario a dir poco imbarazzante. Dall’altra parte però, la dirigenza nerazzurra, costretta da questi gravi problemi economici, ha iniziato da qualche anno una strategia sportiva con la quale riesce ogni anno a diminuire le perdite. In questo caso l’amministratore delegato Giuseppe Marotta e il direttore sportivo Piero Ausilio si stanno rivelando dei veri e propri geni: riescono a rinforzare ogni anno la rosa cogliendo le occasioni migliori nel grande mercato dei parametri zero, nonostante ci siano sempre delle cessioni importanti da fare. Gli esempi più lampanti sono la cessione di Lukaku tre anni fa per poi riprendere il belga in prestito 12 mesi più tardi, oppure la cessione di Onana, acquistato da svincolato, dopo una sola stagione per ben 52 milioni di euro. Insomma, la dirigenza fa miracoli in sede di mercato, poi in campo Inzaghi e i giocatori aumentano il valore complessivo della rosa.