Di Francesco Fefé. Inter-Torino è stata la prima partita di Serie A arbitrata da una terna arbitrale interamente al femminile. Maria Sole Ferrieri Caputi coadiuvata da Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti sono state designate per il primo match dei neocampioni d’Italia. Non è una prima volta assoluta per il calcio italiano visto che le tre hanno già lavorato insieme in una gara di Serie B nel dicembre del 2022 e in occasione dell’ottavo di finale di Coppa Italia dello scorso anno tra Napoli e Cremonese.
Si è letto ovunque che questo evento fosse un passo avanti per tutto il movimento calcistico italiano, un messaggio di inclusione e parità. In realtà questa scelta si avvicina molto al concetto di ipocrisia. La partita in questione è una partita che ha poca importanza nell’economia del campionato, il primo atto della festa nerazzurra che continuerà fino a fine stagione e per tutta l’estate. L’idea di assegnare il match ad una terna tutta femminile sembra più una ruffianata, che non un atto di fiducia della classe arbitrale per testare e valutare l’operato delle tre ragazze ai massimi livelli nazionali. Un tentativo di mostrarsi migliori degli altri in un modo a tratti subdolo, ovvero vantando inclusività per il genere femminile in un mondo principalmente maschile. In realtà sappiamo bene che non è così: infatti Ferrieri Caputi non arbitra una partita in Serie A da più di tre mesi, e in tutte le occasioni in cui è stata chiamata a farlo non ha brillato più di tanto.
Questa scelta, per le persone più attente, rischia di andare nel verso opposto. Se veramente queste ragazze sono pronte, perché non vengono designate per partite che valgono di più? Il match della squadra che ha appena vinto il campionato sembra un premio senza che ci siano stati dei meriti effettivi.
La verità è che quando smetteremo di trattare come una notizia delle donne che arbitrano degli uomini, allora potremo iniziare a parlare veramente di inclusione. Al momento però siamo molto lontani.