Di Natalia Usciuc.Dietro ogni infanticidio c’è una storia, un dolore, una mamma che forse aveva
bisogno di aiuto e conforto, che però non è mai arrivato. Essere genitore è un’ enorme responsabilità che ,per alcune mamme, può
causare condizione di forte disperazione, soprattutto se c’è una mancanza di
supporto emotivo che porta a farle sentire intrappolate, vulnerabili e sole.
Il tragico fenomeno delle donne che uccidono i propri figli è in forte aumento.
Uno degli ultimi casi riguarda Chiara Petrolini la 22enne accusata di aver
ucciso e sepolto i suoi due neonati nel giardino della sua abitazione.

 É vero, non c’è giustificazione per un atto cosi egoista e devastante, ma
senza aver vissuto quella disperazione non possiamo comprenderne le
motivazioni e cosa ha spinto o ha passato quella donna prima di compiere
un atto cosi estremo. La società rimane sempre molto incredula a queste notizie e fatica a
comprendere il malore di queste mamme e tende a giudicarne le azioni
senza conoscerne le cause che l’hanno portata a compiere un atto cosi
estremo.
Piuttosto, invece di chiederci del perché succede dovremmo iniziare a
riflettere su come evitare che succedi ancora. Una madre spesso è soggetta
a forti pressioni sociali e culturali che la porta a un’isolamento sociale e
questo dovrebbe farci riflettere.