Di Matteo  Papasidero. Piove e fa freddo in Olanda, ma a Enschede il clima si è scaldato appena sono arrivati in città i tifosi biancocelesti per assistere al match di Europa league tra Twente e Lazio, che sono stati chiusi in hotel un giorno prima della partita per evitare disordini pubblici. In campo i ritmi sono alti con i padroni di casa che cercano di assorbire il gioco laziale e ripartire con velocità, ma è la Lazio a fare la partita In questo senso l’espulsione del portiere degli Olandesi dopo dieci minuti ha contribuito a scrivere un canovaccio a carattere difensivo per il Twente. Baroni dà spazio alle seconde linee con un turnover ragionato: oltre l’esordiente Gigot, tornano negli undici titolari anche Dele-Bashiru e Tchouna. A rompere il ghiaccio ci  pensa l’intramontabile Pedro con un facile tap-in per portare in vantaggio i biancocelesti, che nel correre del primo tempo creano un altro paio di occasioni per raddoppiare abilmente disinnescate dalla retroguardia degli Olandesi. Olandesi che faticano però a mostrarsi in fase d’attacco e nel secondo tempo il copione è simile: il Twente abbozza una reazione ma non sporca mai i guantoni del portiere biancoceleste, e la Lazio gioca bene e crea tanto, riuscendo a concretizzare nel finale con Isaksen, mettendo in ghiaccio tre punti fondamentali in una partita molto fisica, volando in vetta alla classifica del girone unico di Europa League – insieme con il Tottenham – a nove punti.Il lavoro mentale fatto dal tecnico laziale è sensibilmente visibile, prima di quello tecnico. Coinvolge tutti nel gruppo e tutti rispondono, tutti lottano, vincendo così un match che in altri tempi sarebbe stato definito “maledetto” o “trappolone”.

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