Di Ilaria Granieri. Il 25 Ottobre 2024 si è tenuta la deposizione di Filippo Turetta, per il suo processo del femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto ormai l’11 Novembre 2023.

Sguardo basso, voce tremante, e molta incertezza nella sue parole, mentre gli avvocati dell’accusa cercano di definire gli ultimi dettagli sulla premeditazione dell’omicidio, prima di arrivare al processo che si terrà il 3 Dicembre.

Un’udienza durata 6 ore, in aula era presente anche Gino Cecchettin, il padre di Giulia, dove per tutto il tempo ha ascoltato con dolore le parole di Filippo Turetta, che ripercorrono i giorni precedenti al femminicidio e alla sua preparazione.

Tra balbettii, silenzi e molti “non so, non ricordo”, Turetta ha dichiarato di aver tolto la vita a Giulia perché stesse soffrendo per la paura di perderla già nei giorni antecedenti a quell’11 Novembre.

Alla domanda del pm Andrea Petroni “Ha pensato di rapirla per poi toglierle la vita?” Turetta risponde tra le lacrime: “Difficile ammetterlo però sì. Ho ipotizzato questo piano, in un eventuale futuro momento rapirla con me, stare qualche tempo insieme e poi toglierle…farle inevitabilmente del male. Ero arrabbiato, facevo tanti pensieri, provavo risentimento pensando al fatto che avessimo appena litigato, che io volessi tornare insieme a lei.”

Turetta appare pentito e scosso mentre ripercorre i suoi pensieri e le sue azioni, ma quando gli chiedono “Perché non ha chiesto scusa alla famiglia Cecchettin?” la sua risposta lascia sgomento: “Sarebbe ridicolo visto quello che ho fatto, le mie scuse potrebbero creare ulteriore dolore verso le persone che già provano dolore e sofferenza per quello che è successo, invece dovrei sparire”.

Visibilmente provato il padre di Giulia Cecchettin lascia l’aula prima che la difesa possa procedere con le domande. “Il momento più doloroso è stato sapere cosa ha passato mia figlia negli ultimi momenti della sua vita.[…] Quello che emerge oggi è che la vita del prossimo è una cosa sacra e bisogna rispettare la vita degli altri. Giulia è il mio amore, cosa posso dire?”. È con queste parole che Gino Cecchettin lascia il tribunale di Venezia, portando con sé tutto il dolore che un padre possa provare, dopo aver ascoltato e guardato in faccia il ragazzo che le ha portato via la sua bambina.